Allora. Non sono bravo con i video. Quindi proviamo così. Questa è la Mole. La vedete? Bene. E qui, poco più in là, c’è l’ex stazione marittima. Vista? Ok. Lungo tutto questo percorso, corrono i binari della ferrovia, vedete, dalla stazione, qui, girano tutt’attorno alla Mole, lì dove una volta c’era solo acqua, e proseguono poi verso il porto. Come dicevo, la Mole una volta era circondata dall’acqua, poi sono arrivate la strada, la ferrovia e tutto il resto (pali, paletti, paloni, cancelli, inferriate etc.). Parlo di ferrovia, e non di metropolitana di superficie perché quella è una ferrovia. Ci passano i treni veri, i ciuf ciuf. Quelli delle ferrovie.

Ora, chiudete gli occhi e immaginate due scenari. Chiusi, teneteli chiusi.

Il primo ripristina il treno verso il porto. Quindi ecco, immaginate questo scenario: attorno alla Mole si alzano due file di barriere antirumore e peraltro anche anti tutto dato che c’è un monumento tutelato. Che barriere? Fate conto che sono come quelle delle autostrade, alte più o meno così, un po’ di più forse, continue e massicce. Mi sembra giusto: proteggono dal treno. Infatti, in mezzo ci passa il treno. Il treno, lo dice la parola stessa, va come un treno. Non va come un pulmino. Peraltro, deve proprio andare come un treno da codice. Infatti, si mettono le barriere e si mettono anche i passaggi a livello. Uno c’era già, lo ricordate? Stava all’ingresso del mandracchio, lì dove si farà (forse, dipende se invece qualcuno ci mette un treno) una rotatoria per permettere l’ingresso diretto alla Mole. L’altro passaggio a livello dove lo mettiamo? Ovviamente davanti all’ingresso sotto Porta Pia. Una volta, lo ricordiamo noi, c’era un semaforo  che diceva “sta per passare un treno.” Una cosa oggi impensabile, e peraltro oggi i treni sono diversi e non possono mica andare piano come quelli del 1990. Dunque, riassumiamo quello che vediamo: venendo dalla stazione: barriera – passaggio a livello – barriera – barriera – barriera – barriera – barriera – passaggio a livello – barriera – barriera. In fondo, se la Mole è stata fabbrica di zucchero e poi deposito di logistica, può anche benissimo diventare una stazione… lo dico senza sarcasmo: se questo è l’intervento, quella è la funzione più logica.

Aprite gli occhi. Guardate ancora come è ora. In effetti, già abbastanza incasinato lì attorno. Chiudeteli di nuovo. Immaginate.

Attorno alla Mole, dove ora ci sono piani di cemento grigi e qualche cancello e cancelletto: erba. Un prato, calpestabile, cioè fruibile dalle persone. Ma un prato attorno ai binari? Anche no. Al posto dei binari una bella pista larga per pedoni e per biciclette che prosegue dentro il porto arrivando fino al porto antico. Oddio lo so, è troppo semplice: un prato verde attorno a un monumento! Eddai, un po’ di fantasia. Lo so, non risolve tutti i problemi del mondo, lo so.

Aprite di nuovo gli occhi. Guardate ora, immaginate di affacciarvi dal marciapiede della strada sovrastante. Sotto avete strada, come ora. Eh sì, magari con navette elettriche che fanno avanti e indietro. Ma strada. Però oltre la strada ecco prato. Ecco pista. Ecco prato di nuovo. Ecco acqua.

In origine, c’era solo acqua. Se in un luogo non puoi rimettere acqua, cosa può trasmettere lo stesso sentimento e la stessa qualità di vita? Un prato verde o barriera – barriera – barriera – passaggio a livello – barriera ?

In fondo, le scelte sono sempre quelle, in ogni campo: o apri quanto puoi, o tiri su barriere.

[A proposito di mobilità sostenibile e metropolitane (non ferrovie) di superficie ecco un post che aiuta.]