Si è conclusa, con alcuni eventi che si protrarranno ancora per qualche giorno, l’edizione 2016 di AnconaCrea. Questa edizione ha suscitato se possibile ancora più interesse della prima, e ha stimolato discussioni di vario genere. Metto qui in fila alcune informazioni e considerazioni conclusive. Lo faccio perché mi piace farlo, e anche, spero, per rispondere ad alcune perplessità, dubbi o insinuazioni.

Cosa è

AnconaCrea nasce nel 2015 e raccoglie le istanze di un territorio: molti artisti, persone che agiscono nel mondo della creatività, soggetti organizzati in associazioni o meno, nel tempo mi hanno chiesto occasioni di emersione, di riconoscimento e di vitalità, di incontro con altri artisti. Da queste istanze nascono molte iniziative nel corso di un anno, ivi compresa AnconaCrea, con l’intenzione di ricordare alla città che nel suo stomaco alberga una forte, intensa, qualitativamente eccellente, spinta creativa. AnconaCrea non si pone l’obiettivo di radunare tutti gli artisti del territorio, ma di dare una spinta al fermento creativo cittadino, nella convinzione che chi si occupa di cultura sia il primo soggetto in grado di pensare la comunità.  Affianca altri interventi, in particolare la restituzione del patrimonio storico-culturale cittadino, il sostegno alle attività di fermento culturale dei festival e di altre iniziative.

Come funziona

AnconaCrea si affida ad una direzione artistica qualificata. La direzione artistica ha la responsabilità della selezione degli artisti e segue ogni evento e attività degli stessi, occupandosi di logistica, oltre che di arte e creatività. Individua dunque una rosa di progetti, assesta il tiro, mette in piedi l’azione. Naturalmente i suoi passaggi sono riferiti all’amministrazione, come accade con la stagione teatrale o con il festival Spilla, per dirne due. La parte politica non si arroga il diritto di selezionare opere o artisti (cosa che purtroppo a volte accade nelle commissioni di opere d’arte) ma si prende la responsabilità di scegliere una direzione artistica, cosa che può fare attraverso bando, se si parla di cifre o di interventi particolarmente importanti, o direttamente, se si tratta di figure di riconosciuta competenza nel settore, che per passione e per desiderio di vivacizzare la città svolgono il compito dietro compensi decisamente limitati (più avanti il quadro dei costi), e che garantiscono una rete relazionale essenziale per una manifestazione che ha poche risorse.

Alcuni numeri: le cose fatte nel 2016

L’edizione 2016 ha visto la realizzazione di 9 mostre, che hanno coinvolto 28 artisti in diversi luoghi della città; 1 laboratorio; interventi di street art in 3 scuole; intervento di street art al porto; numerosi interventi di street arti sugli “energy box” decisamente malmessi e indecorosi delle traverse della spina dei corsi; 3 installazioni urbane (luci, scultura, stoffe); 2 performance.

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Alcune curiosità: i valori aggiunti

Nel caso delle mostre, il valore aggiunto è dato dalla possibilità per i visitatori di rapportarsi direttamente con gli artisti, che hanno parlato a decine e decine di persone del proprio lavoro, infrangendo il velo di misteriosa incomprensione che talvolta caratterizza l’arte contemporanea. Non svelando tutto, cosa che l’arte non tollera, ma accendendo un dialogo che ha cambiato completamente l’ottica della visita. Nel caso delle scuole, sono state scelte tre giovani illustratrici che hanno realizzato opere site specific, adatte ai bambini, e anche su richiesta delle politiche educative; nel caso delle energy box, gli interventi nascono da un’evidente degrado di alcuni manufatti, preludono alla riqualificazione della spina dei corsi che partirà nel 2016, e sono anche legati alle richieste di cittadini e di negozianti. Una curiosità: non tutte le aziende proprietarie dei manufatti hanno dato l’assenso agli interventi, per questo a volte tra due box ne appare uno su cui non si è intervenuti. Altre aziende sono state entusiaste. L’idea è quella di proseguire.

Non solo street art

Da qualche mese, in particolare dal caso Blu a Bologna, si parla molto di street art. Ancona ospita, grazie ai Popup del passato, veri capolavori del genere, e AnconaCrea interviene con lavori che costituiscono innesti poetici ed ironici nei luoghi della nostra vita quotidiana. Ci tengo però a ricordare che gli interventi di street art sono solo un tassello dell’iniziativa, come dimostrano i numeri sopra indicati.

Quanto costa AnconaCrea

AnconaCrea è sostenuto dal Comune di Ancona e da alcuni sponsor privati. Non è sostenuto economicamente da altri enti pubblici, compresa l’autorità portuale, cosa che è stata erroneamente scritta da qualche parte. Gli artisti partecipano con spirito appassionato, anche rendendosi disponibili a cambi di programma. La rete relazionale del direttore artistico e il fascino di una manifestazione che insiste su una città intera e ha una visione di medio-lungo termine spingono gli artisti ad intervenire con compensi spesso inferiori alla norma.  L’ospitalità degli artisti provenienti da fuori è sia casalinga (artisti di qui ospitano artisti di fuori), sia offerta  da uno degli sponsor, il Seeport Hotel. Il quadro dei costi risulta il seguente, dal quale si desume con una certa facilità che per la quantità e qualità di eventi e interventi elencati sopra il budget è risicato, e che nessun artista ha ricevuto cachet spropositati, anzi. Tutto quello che scrivo qui, ovviamente, è contenuto in atti pubblici e disponibili. 2300 euro: coordinamento, logistica, trasporti, allestimento mostre, gestione degli eventi e delle inaugurazioni, promozione, comunicazione off line e on line, presentazioni; 1500 euro ideazione, direzione artistica, assistenza agli artisti; 2.200 spese materiali; 900 spese stampa; 1200 grafica e web.  Partner e sponsor sono stati: Marche Teatro, che ha sostenuto con materiali del teatro e tecnici specializzati alcuni allestimenti; Seeport Hotel, che ha ospitato gli artisti con grande duttilità; Prometeo Estra per 2.300 euro circa (il contributo di questo sponsor va su diverse attività).


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Faq: il “caso Icks”

Mario Monicelli girò La ragazza con la pistola in Puglia (fingendo che fosse la Sicilia) e in Gran Bretagna. Per un problema che riguardava Carlo Giuffré, costretto a tornare in Italia anzitempo, la scena finale fu girata ad Ancona, fingendo che si trattasse di Brighton: Carlo Giuffré è sul molo della lanterna, mentre Monica Vitti se ne va a bordo di una nave. Filologicamente parlando, quindi, si sarebbe dovuto mettere il ritratto di Carlo Giuffré, eppure, grazie alla magia del cinema (che spesso fa correre automobili lungo percorsi assolutamente incoerenti, o scambia città senza doverle abbattere e ricostruire) quel luogo è legato all’immagine di Monica Vitti che se ne va in nave. Per questo, quando ci è stato proposto, ci ha entusiasmato. Più di quanto sarebbe accaduto con Giuffré, temo.

L’annuncio del ritratto ha suscitato anche reazioni negative. Sono felice di constatare che questa indignazione preventiva (piuttosto diffusa oggigiorno) si è placata di fronte alla bellezza dell’opera. Alcune delle persone che non la volevano, ora, lamentano comunque che l’opera è temporanea, quindi perché farla? Perché spendere soldi per farla se poi non ci sarà più? Fermo restando che la spesa per la singola opera è stata piuttosto esigua (sull’ordine dei 400 euro tutto compreso), vanno dette alcune cose. L’intervento è temporaneo: tra circa un anno è probabile che il molo della lanterna venga accorciato. Per almeno un anno, quindi, abbiamo una bellissima opera al posto di un muro di cemento grigio, che ingloba una porta mezza scassata e ospitava un graffito logorato dal tempo. Possiamo godercelo, così come ci godiamo uno spettacolo, o un concerto. Non mi risulta ci sia chi dice: perché non suonano per sempre, o chi dice che visto che esistono i dischi non c’è bisogno di esibizione live. Oggi, l’arte si esprime con molte sfaccettature, che vanno dalla tradizione all’arte relazionale, dove l’opera proprio non c’è. Questo accade perché l’arte di solito ci dice come funziona il mondo meglio di qualunque scienza (o perlomeno ce lo dice prima), e nel mondo di oggi l’arte ci parla dei nuovi rapporti tra persone, e della temporaneità che marca ogni momento della nostra vita. Nel vasto spettro di interventi artistici possibili, la street art è, poi, temporanea per definizione, dato che insiste su un tessuto urbano in continua metamorfosi, e spesso su manufatti oggetto di ripensamento. Ciò non significa che non bisogna realizzare opere.

Faq: la comprensione delle opere

Piaccia o meno, le installazioni urbane spesso non hanno l’obiettivo di essere come i monumenti, oggetti d’arte individuati, riconosciuti, istituzionalizzati, ma si prefiggono lo scopo di spiazzare il cittadino, decontestualizzando lo spazio urbano, utilizzando supporti imprevisti, invadendo spazi e oggetti di quotidianità. Lo spiazzamento  produce lo sguardo ironico sull’oggetto, lo sguardo ironico ha un effetto rivelatore nello spettatore, che prende atto che un oggetto non è solo quell’oggetto, che la città non è solo quella città, che un luogo che ha una funzione non ha solo quella funzione. Lo scorso anno è accaduto con la mantide, quest’anno con le panchine rivestite. Al di là del gusto, l’effetto sarebbe completamente perso se non ci fosse questo spiazzamento. Per questo, a volte, la comprensione didascalica di un lavoro che interviene sullo spazio urbano passa in secondo piano. Ovviamente, non è così sempre: il progetto che stiamo per far partire con la Fondazione Cariverona prevede la commissione di una o due opere d’arte per la Mole e la città, in quel caso si tratterà di un’opera utilizzata come tale, e dunque “monumentalizzata” e non di un inserto nel tessuto urbano.

Conclusioni

AnconaCrea quest’anno ha portato molte persone a visitare mostre “difficili” ascoltando dalle parole dell’artista il racconto di quel che fa; ha valorizzato giovani del nostro territorio mostrando quello che sanno fare; ha permesso a questi giovani di incontrare altri artisti del resto d’Italia; è intervenuta in punti nevralgici della città con quella che è stata, per lo più, riconosciuta dai cittadini come una riqualificazione, portando colore e creatività a spasso per le vie. Ancona non era abituata a questa presenza capillare di azioni artistiche, ma le reazioni sono state davvero belle. Siamo soddisfatti dell’operazione, e naturalmente mi auguro che si migliorerà sempre.