Anconacrea nasce dalla visione panoramica della quale chi sta nella mia posizione gode: incontro molte persone con idee, proposte, progetti e via dicendo. Spesso, molto spesso si tratta di iniziative interessanti ma, altrettanto spesso, anche se sostenute a vario titolo dal Comune si perdono perché non hanno la portata adatta alla città. Non tutte queste iniziative sono aggregabili, ma in certi casi è possibile affiancarle, farle conoscere tra di loro e vedere cosa scappa fuori. Così, ho ricevuto la visita di alcuni artisti, poi ho ricevuto notizia di alcuni artisti di Ancona che operano fuori, poi ho ricevuto la visita di un’agenzia immobiliare che si occupa di cultura, arte e design nei locali che affitta o vende. Il tutto sullo sfondo di un bisogno di animare la città attraverso iniziative creative e culturali e, d’altro canto, di un bisogno per chi fa cultura di sentire la città.

Tutto è nato così e, come deve essere, l’amministrazione si è limitata a individuare a sua volta una connessione con artisti e realtà creative (leggi: a scegliere una direzione artistica qualificata e adatta) e a far di tutto per facilitare le operazioni degli artisti: permessi, siae, permessi speciali per operazioni speciali (la soprintendenza per il muro di RUN, i vvff per l’allestimento finale etc.), mediazione con i commercianti e via dicendo.

Non la voglio fare troppo facile: se non ci fossero stati gli sponsor (Prometeo, Seeport Hotel, Immobiliarte) e se non ci fosse stato un Teatro come quello che ci siamo reinventati, capace di uscire dalle proprie mura con tecnici e materiali da mettere a disposizione di artisti e organizzatori, sarebbe stata più dura.

Però, c’è stata soprattutto la voglia di artisti, molti dei quali giovanissimi, di mettersi in gioco e andare a popolare di opere una città che non è esattamente avvezza a questo genere di invasione. Una voglia di colore, di trasformazione, di intervento anche concettuale, di riflessione sul ruolo dell’arte che oggi, poiché pare essere dappertutto, rischia d’essere in nessun luogo. Anche, direi soprattutto, una voglia di lavorare assieme, comunicare, incontrarsi, partecipare l’uno alle cose dell’altro, costruirne improvvisamente assieme.

L’arte oggi ha un ruolo partecipativo che in passato non sempre ha avuto. In qualche modo riesce istintivamente a surrogare un senso di collettività che è andato smaterializzandosi e a suggerire formule di relazioni e connessioni impreviste.

La filosofia che stiamo cercando di seguire, non solo con AnconaCrea, è quella di iniziare muovendo passi piccoli, con le risorse limitate che abbiamo ma senza svilire chi partecipa per questo, anzi, cercando di valorizzarlo: iniziare mettendo un passo dentro la creatività, costruendo una situazione che può essere migliorata, aumentata, modulata in crescita. E’ stato il caso di Weekendoit, e di AnconaCrea, e di altre alle quali stiamo lavorando. Il progetto è crescere, nella direzione dettata non da un governo che ha già tutto scritto in mente, ma dal movimento di artisti e mondo della creatività.

L’obiettivo è ambizioso, ed è quello di fare di Ancona quello che in realtà è, una città, un centro di creatività: in realtà lo è, ma non ha uno specchio. Cerchiamo di metterle quello giusto davanti, e di invitarla a guardavisi dentro.

hopnn

 

Paassessore