Ho ricevuto un post piuttosto articolato sulla mia pagina fb da un cittadino che segue sempre con grande attenzione critica le attività dell’amministrazione. Ho promesso risposta, ma preferisco evitare di darla all’interno di un commento fb e la incollo qui sotto, in forma di botta e risposta appunto, sperando di non essere stato troppo dispersivo.
Ringrazio il cittadino Davide, al quale, secondo il galateo di fb, mi sono abituato a dare del “tu” (se esagero mi scuso e torno indietro).
Gentile assessore, Le scrivo questo post perché è sempre stato disponibile e puntuale nelle risposte anche qua su fb, ma non è mia intenzione abusare né del suo tempo né del suo spazio. In caso cancelli pure questo messaggio.
Caro Davide, grazie del post e della tua attenzione e premura nel seguire le vicende cittadine. In un solo post, scrivi di molte cose e le risposte che si possono dare sono altrettante. Sono di fronte a una decisione: ramificare la mia risposta per arrivare a cogliere tutti i tuoi spunti, o fornire una sintesi di una politica culturale strutturata che stiamo cercando di portare avanti, faticosamente ma non senza soddisfazioni. Cerco di fare un po’ e un po’, sperando di non essere troppo dispersivo.
Le scrivo in relazione alle polemiche sui lunedì in musica di piazza del papa, perché è un argomento che mi sta molto a cuore. Per evitare gli equivoci tipici dei messaggi scritti su facebook, premetto che non c’è tono polemico in queste parole, ma si tratta solamente di pacate riflessioni a voce alta. Premetto anche che dopo aver abitato in centro per oltre 25 anni, ora vivo in provincia con la camera attaccata a dove prima c’era il palco che ospitava gli unici concerti della zona che solerti comitati di residenti hanno provveduto a desertificare. Nella cronaca locale di ieri si legge un virgolettato dell’assessore Foresi che spiega che i concerti in piazza non possono superare il limite dei 75 decibel. Se questo è vero, mi chiedo quale sia il senso di questa regola. Autorizzare un concerto purché rimanga sotto i 75 decibel è come autorizzare una gara di motoscafi purché non si smuova l’acqua. Questa norma assolutamente irrazionale, a mio parere, crea una situazione in cui il conflitto tra residenti e operatori si risolve con la legge del più forte o del più “incarognito”. L’operatore non sarà mai in grado di rispettare tale limite e sarà sempre esposto alle proteste, anche da parte di chi vuole farci credere che piazza del papa assomigli ad un “far west “. Regole certe e realistiche non aiuterebbero tutti a convivere meglio? Un quadro normativo con prescrizioni verosimili non sarebbe la condizione minima da fornire ad eventuali operatori che vogliono investire in cultura o nell’organizzazione di eventi in città? Mi chiedo anche se in questi casi sia opportuno che l’amministrazione assuma un ruolo da mediatore con il compito anche di riportare alla ragionevolezza gente che si considera “segregata in casa” a causa di un concerto di ragazzi che potrebbero essere loro figli (anzi i loro figli li mandano a partecipare a manifestazioni sportive in altre piazze o al dorico, della serie ovunque ma non sotto casa mia), o se la soluzione dei conflitti di questo genere debba essere lasciati solamente ai privati che se la sbrigano alla vecchia maniera.
L’amministrazione ha risposto con un comunicato stampa proprio ieri a queste polemiche, e, mi pare, in sintonia con quanto dici. Il comunicato per esteso (i giornali ne riportano solo una parte) è leggibile qui. Aggiungo alcune cose. Ancona ha un regolamento acustico che deve essere rivisto. Ce ne stiamo occupando, e purtroppo rivedere un regolamento è un percorso estremamente lungo, richiede anche una grande partecipazione dei consiglieri dopo la fase degli uffici. In particolare, il regolamento non ha un capitolo dedicato allo spettacolo e questo penalizza fortemente un’intera categoria di eventi, assimilando gli spettacoli ad altri eventi rumorosi cittadini. Il regolamento stabilisce una serie di soglie, e finché vige, queste soglie vanno rispettate, c’è poco da fare. Questo per quanto riguarda l’assetto normativo. Naturalmente, c’è il ruolo di mediazione del quale tu parli, e la risposta è sì: il Comune deve fare da mediatore, come scritto chiaramente nel comunicato, e ognuno deve fare la sua parte. Con un piccolo sforzo di tutti, la piazza può essere uno spazio di serenità. Oltre che mediatore, il Comune deve anche saper riconoscere quando il dibattito sfocia in questioni personali, e arginare questa deriva. Credo che in questo il nostro comunicato ufficiale sia stato chiaro e privo di mezzi termini.
Il pensiero corre subito al glue lab, ovvero all’ex circolo arci più grande della città, che magari per qualcuno era fonte di disturbo, ma per altri era l’investimento della liquidazione e un posto di lavoro. Oggi ci sono 3 ragazzi disoccupati in più , l’ennesima vetrina vuota in centro, un gran numero di ragazzi che se ne va fuori città per ascoltare quel genere di musica e un’altra strada deserta salita agli onori della cronaca recente per balordaggini varie perché in fisica i vuoti non esistono. Forse un po’di mediazione avrebbe reso possibile il raggiungimento di un compromesso.
Anche io ho scritto del caso del Glue Lab tempo fa, che tuttavia non è paragonabile per molte ragioni. In quel caso, un locale che fa musica dal vivo va a convivere all’interno di un condominio e alcuni condomini chiedono rilevazioni arpam che danno loro ragione. Si tratta di una questione lì sì meramente condominiale, che forse (dico forse perché non l’ho vissuta e non voglio far torto a chi se n’è occupato) aveva bisogno di una dose di dialogo maggiore in partenza, e di fronte alla quale, a giochi ormai fatti, ho personalmente dato al presidente dell’arci la mia disponibilità di mediatore, ma la cosa non è servita. Il Glue Lab è andato a sviluppare una proposta musicale di un certo tipo in una zona altamente residenziale e all’interno di un condominio con diversi inquilini che credo dovessero essere vagliati e contattati preventivamente. Il regolamento acustico ha i suoi limiti, ma sappiamo bene che un locale in un condominio deve comunque affrontare i suoi vicini, con diplomazia e con grande disponibilità al dialogo. Questo non riguarda solo la musica, beninteso: se vado ad aprire un ristorante in un condominio e devo installare una cappa che procura problemi a chi ci abita, devo attrezzarmi per un clima sereno. Magari è stato fatto, non dico di no, anche in questo caso sono d’accordo con te: doveva esserci mediazione, ma molto molto prima che si arrivasse all’esito finale. L’ordinanza è solo la conseguenza di una rilevazione ufficiale a norma vigente, insomma, un atto dovuto. Era prima che bisognava fare un lavoro, e verificare se poteva essere fatto.
Non di sole ordinanze vive una amministrazione. La seconda cosa che mi piacerebbe capire è che tipo di ambizione turistica abbia la città di Ancona. L’idea è quella di cercare di attirare solamente i pensionati del nord Europa e far scappare tutti gli altri? La recentissima edizione dell’Umbria jazz ha fatto riscontrare 450.000 presenze in 10 giorni e a fronte di un investimento pubblico di 650.000 euro da parte della Regione Umbria ( non so a quanto ammonta il contributo privato e quello del comune di Perugia) sono stati staccati biglietti per un valore di 1.500.000 di euro con tanto di ricadute economiche e di immagine della città. 10 giorni CONSECUTIVI di concerti nelle piazze del centro. Durante il Pistoia blues ci sono 11 giorni di concerti (sting, santana, dream teather e chi più ne ha più ne metta) a 110 decibel nella centralissima e rinascimentale piazza del duomo, con fiumi di ragazzi che poi si riversano per le strade e spendono soldi nei bar del centro. Lucca summer festival , san severino blues, cater raduno, postepay rock in Roma, Pescara in rock, concerti all’arena di Verona, concerti all’arena di porto Recanati, stagione lirica allo sferisterio. Più ci penso e più mi vengono in mente rassegne musicali in pieno centro che attirano migliaia di ragazzi da ogni luogo. Non voglio dire che nella nostra città non c’è niente. Sarebbe un falso storico e il solito piagnisteo che ho sempre criticato. Ma davvero per il centro di Ancona non è neanche ipotizzabile un evento come quelli elencati sopra (non dico realizzabile, perché immagino le mille difficoltà economiche e organizzative), perché rischiamo che qualcuno tiri un gavettone sul palco (come successo in piazza del papa tempo fa) o che qualcuno stacchi la spina dell’impianto (come accaduto al teatro sperimentale tempo fa) ?
Devo dire che questa amministrazione vive davvero di poche ordinanze, e cerca, cosa alquanto rara lasciamelo dire, di avere di fronte alla maggior parte delle questioni un approccio strategico sensato. Certo, le ordinanze a volte fanno clamore più del lavoro di pianificazione. Detto questo, sì, ad Ancona è più che ipotizzabile uno scenario come quello che dipingi. Bisogna però approntarlo, iniziarlo, fare delle scelte chiare (e quindi per alcuni dolorose) e andare avanti con una pianificazione precisa. Non solo: bisogna fare tutto questo con la complicità e la partecipazione dei privati, ovviamente, che devono essere coinvolti in prima persona (e non parlo tanto di risorse economiche). I passi da compiere sono tantissimi. A volo d’uccello, sono convinto che la struttura della Mole sia assolutamente fondamentale per arrivare ai risultati di cui parli. Non per isolare alla Mole tutti gli eventi e gli accadimenti, ma per far sì che questa struttura faccia da traino al resto della città. Per questo, abbiamo in cantiere un progetto di riqualificazione artistica della Mole imponente, che presentiamo in autunno, e che fornirà alla Mole grande visibilità; per questo abbiamo già assegnato un bando triennale per marketing, comunicazione fundraising a un’agenzia; per questo abbiamo iniziato a concentrare gli sforzi della Mole sui festival, che hanno grandi possibilità di crescita. Le ragioni non sono solo simboliche o estetiche, ma anche logistiche ovviamente: sino a un certo numero (limitato) di spettatori possono essere ospitati in un luogo adatto a spettacoli a biglietto, la struttura si presta ad essere manipolata a seconda degli eventi e degli spettacoli e così via. Ma attenzione: far crescere in questo modo un unicum che solo Ancona ha significa aprire alla possibilità di invadere la città per un festival, proprio come immagini tu. Insomma, la Mole è un’arma, non un taglia fuori per il centro. Il centro di Ancona, ovviamente, ha caratteristiche atipiche: Ancona è una città di mare, il mare qui è ovunque, e concentrare le attività di spettacolo estive in un centro che il mare non ha, non è così semplice e forse nemmeno logico. Ci si aspetta che nel periodo estivo le attività lambiscano il mare, che tutti vogliono vicini, inutile raccontarsi storie. Certo, a Perugia, Lucca, san Severino tutto si svolge in centro. Ma lì il mare non c’è. Allora dobbiamo inventarci una programmazione specifica per il centro, assieme agli operatori del centro, e attraverso una rivalutazione di aree che non sono quasi mai state considerate aree per spettacoli e/o festival. Il Guasco, che è al centro di una grande opera di rivitalizzazione strategica, e non a spot di singoli eventi, è una grande possibilità ad esempio. Così come l’area portuale può rappresentare quella soluzione al problema atavico di non avere uno spazio per concerti abbastanza grande. Insomma, sono fermamente convinto che si possa puntare molto in alto, ma ci vuole una visione a volo d’uccello, che comprenda tutta la città e intuisca, grazie alla partecipazione di tutti, il collegamento tra luoghi diversi, ma molto vicini, che devono concorrere alla stessa strategia. La nostra è questa: aumentare la visibilità della città e il suo appeal con una politica strategica sulla Mole, non tanto come sede di spettacoli ma soprattutto come unicum in Italia e luogo di eccellenza culturale (un beaubourg dell’adriatico, capace anche di ospitare concerti); concentrare gli sforzi nel sostegno pubblico e nella ricerca di fondi privati sui festival che hanno possibilità di crescita esponenziale e spalle larghe sul piano organizzativo; stimolare gli operatori privati della città a partecipare; smetterla con la ricerca di un singolo evento che faccia tutti contenti per una settimana e cercare di far crescere questa città sul piano della cultura, e anche della cultura giovanile.
Davvero i ragazzi devono essere considerati in questa maniera? Buoni la mattina per essere sfruttati dai datori di lavoro in mille modi fantasiosi, dalle false partite iva all’apprendistato con esperienza, buoni per pagare le pensioni ai nostri padri senza poterci andare a loro volta, poi improvvisamente la sera diventano mostri da isolare in ghetti del divertimento sballone e silenzioso, perché per le energie creative (come la musica) non c’è spazio in città, cacciati in non-luoghi dove viene imposto per ordinanza quello che possono bere e in quali orari? A me non piace l’idea di un sindaco padre (o madre in questo caso) che impone di non bere dopo le 22.00 a palombina (ma solo se non si cena. Ci vuole un avvocato per bere una birra ) . Io preferisco un sindaco che faccia funzionare la polizia municipale e che stracci la patente a chi si azzarda a guidare in stato di ebbrezza. Il rumore della vita notturna è uno dei rumori delle città. Al pari del rumore del traffico dei 200.000 tir che passano ogni anno in città, del rumore delle centinaia di treni che sfrecciano a 100 decibel a palombina, dell’odore degli scarichi industriali e dei silos del porto che riempiono le case. Ci siamo abituati a sopportare tutto tranne che un po’ di musica.
Per quanto hai ragione su molti punti, devo dire che (escluse situazioni da festival) l’idea di sviluppare una vita notturna post-mezzanotte o post- una in aree cittadine non altamente residenziali credo sia doverosa, per tutti, ed è un’idea portata avanti da moltissime città italiane. Questo permette una proposta musicale, di spettacoli, di eventi e di situazioni molto più ricca, fantasiosa e libera dai vincoli cui si è comunque costretti nelle zone residenziali. Se, infatti, è vero che la vita notturna merita questa attenzione, è anche vero che la vita notturna è centrale sul piano della creatività e della proposta di nuovi linguaggi, nuove forme di socialità, nuove arti. Perché possa esserlo davvero, però, ha bisogno di suoi spazi. Tutti sanno che ho gestito un locale in centro città, locale molto rumoroso e nottambulo, ma, ad esempio, quella via era letteralmente una periferia a quei tempi, disabitata completamente, una sorta di angolo oscuro del centro città. In città raramente si trovano luoghi del genere, ma vicino alla città è possibile costruire qualcosa. Non sta però all’amministrazione, per fortuna: l’amministrazione deve mettere gli operatori commerciali, le associazioni, i vari soggetti, nelle condizioni di portare avanti questo genere di imprese, e può affiancarli in vario modo, ma se poi i singoli decidono che il gioco non vale la candela, non li si può costringere ma si può solo cercare di far crescere, crescere e crescere l’appeal culturale della città, finché non ne varrà la pena. Circa quanto scrivi sulle ordinanze di palombina, se non sbaglio la sommistrazione può essere effettuata tranquillamente dopo le 22, l’ordinanza riguarda la vendita, e solo nei giorni feriali e di domenica. Qui si apre un altro discorso, poi, davvero lungo e senza dubbio importante, magari lo faremo un’altra volta.
Mi scuso ancora per il disturbo e la ringrazio in anticipo per l’ospitalità sulla sua bacheca. Un suo elettore
Sono io a scusarmi per la frammentarietà della risposta. Mi piace solitamente essere molto preciso e schematico nell’esposizione, ma in questo caso gli spunti erano davvero tanti e sono andato un po’ random. Ne approfitto per dire a te e a chi leggerà che proprio per disegnare assieme la città i temi che i cittadini porteranno rientreranno nel Piano strategico di Ancona, che si trova in una fase molto importante. Il 26 settembre si svolgerà alla Mole l’OST, dove una serie di argomenti saranno messi alla prova. Credo che quello della vita notturna debba far parte della rosa, ma sarà la città a stabilirlo. Per tutte le informazioni del caso, c’è la pagina face book strategicancona e il relativo sito che sta partendo ora.