Negli ultimi mesi si è acceso un dibattito che ha per titolo la movida. Questo dibattito vede al centro il ruolo del Comune e le voci si sollevano da versanti opposti del pensiero politico cittadino.
Da un lato, si chiede di “organizzare” la movida.
Dall’altro, si lamentano restrizioni eccessive.
L’argomento è, anche, tipicamente elettorale. Quindi ognuno fa il suo per utilizzarlo a tal fine.
Sul tema, in consiglio comunale, ci sono state tre interrogazioni. Le interrogazioni sono domande che i consiglieri comunali possono fare alla giunta su argomenti ritenuti urgenti. La giunta risponde, e i consiglieri poi replicano. La discussione finisce lì per regolamento.
Alle tre interrogazioni (della Lega, di Fratelli d’Italia, di Altra Idea di città) ho risposto io.
Mi sembra utile pubblicare i concetti fondamentali della risposta. Questo perché noto sui social una diffusione scomposta di informazioni e notizie. Articolo il discorso in paragrafi e faccio esempi concreti. Lo faccio in maniera costruttiva, perché so benissimo che in questa città c’è una carenza, ma questa va colmata dal territorio tutto assieme. Non certo dall’amministrazione, e tanto meno da chi cavalca gli argomenti senza avere idea di cosa fare.
Da anni, la politica del Comune è la stessa. Si è sviluppata secondo due grandi ambiti:
– prendersi sulle spalle alcune attività che altrimenti nessuno, per ovvie ragioni, avrebbe sviluppato (spettacoli, festival);
– sostenere iniziative e attività più capillari di “movida.”
Il primo ambito è chiaro: ci sono eventi (notte bianca, festival LMGF per fare un esempio) che possono svolgersi solo con un apporto decisivo dell’amministrazione. Nel contempo, ci sono eventi (festival Spilla, festival adMed, per fare un esempio) che si svolgono sempre con un apporto importante dell’amministrazione, anche se non così decisivo. Se si lavora bene, questi eventi negli anni diventano più autonomi dall’amministrazione sul piano economico. Ma dipende dalle contingenze. Questo è quello che fa la maggior parte delle amministrazioni, consapevoli che i costi dello spettacolo dal vivo non sono sostenibili a certi livelli dai soli privati o associazioni. Così i vari Diodato, Fabi, Ariete, The Lumineers, Almamegretta, Gazzelle, Subsonica, Rag’n’bone Man, LP, Rava, Paci, dEUS etc. sono diventati di casa ad Ancona. Una crescita di territorio che ha visto anche svilupparsi molte competenze del settore. L’obiettivo è che la crescita di tali competenze permetta progressivamente all’ente pubblico di fare un passo indietro sul piano strettamente organizzativo, e di limitarsi solamente a sostenere iniziative progettate e portate avanti dal territorio.
Il secondo ambito è, invece, una scelta politica che non tutte le amministrazioni fanno. Anzi. La scelta è quella di prendere atto di una carenza strutturale di occasioni di divertimento di qualità nel territorio, e dunque di sostenere in vario modo le proposte ritenute all’altezza e che provengono da realtà di vario genere. Questa linea è stata sempre adottata, e lo è tuttora. Con questo criterio, il Comune ha sostenuto a vario titolo (patrocinando, concedendo deroghe su orario e suolo pubblico, con risorse economiche, con servizi, con promozione e comunicazione e anche magari con endorsement davanti ad altri enti pubblici), ad esempio: un happening di musica, djset e arte a Forte Scrima; le serate di Portobello nell’area portuale; le serate a Palombella/Ancona Box anche con contributi economici; alcuni party estemporanei; lo Street Food Festival; le iniziative private negli ambiti pubblici, ad esempio le feste all’interno della Notte Bianca; VinoKilo recentemente alla Mole con 1910 persone. Purtroppo, nessuna delle iniziative sostenute a vario titolo è poi diventata strutturale, cioè non sono diventate un soggetto economico e giuridico concreto e capace di garantire continuità di eventi. Ma noi continuiamo a sostenere queste nuove stelle che compaiono, e recentemente: stiamo provvedendo per il sostegno a una realtà privata e giovane di arte contemporanea al Piano; abbiamo patrocinato e comunicato le iniziative del Garage e, quando è emerso un problema di compatibilità delle attività di mercatini all’interno della struttura con una Legge Regionale, siamo andati in prima persona (io e un funzionario) dal Dirigente regionale per sviscerare il regolamento e poi fornire indicazioni ai tecnici degli operatori (ma anche suggerimenti agli uffici regionali per il regolamento). Sempre di recente, quando un cinema ha deciso di programmare musica dal vivo, abbiamo garantito sostegno economico. In prospettiva, io personalmente ho incontrato negli ultimi mesi due diversi soggetti che intendono aprire locali con eventi in città, e ho garantito, entro i limiti di legge ovviamente, che il Comune sarà disposto a sostenere iniziative specifiche di spettacolo e di attività per le ragazze e i ragazzi (ovviamente non quelle meramente commerciali).
Questo approccio non intende nascondere i problemi. Che sono di due tipi: economici; burocratici.
Economici: oggi, gestire un’attività è estremamente costoso. Sia un locale, sia una serie di eventi. Non a caso, le iniziative che abbiamo sostenuto e che ho citato prima non sono diventate strutturate. Il problema ha un profilo nazionale e uno locale. Sul piano nazionale, un gruppo di artisti, operatori e centri di cultura indipendenti hanno proposto diverse soluzioni al Ministero. Siamo in collegamento con loro costantemente. Sul piano locale, l’impegno deve essere quello di sostenere le realtà che sviluppano qualcosa in più della sola birretta. Cerchiamo di farlo così:
– ammettiamo di dare contributi economici ai locali commerciali che fanno musica dal vivo, relativamente ai costi che questi locali devono sostenere per le relative autorizzazioni. La musica nei locali può essere “piccolo intrattenimento” o “pubblico spettacolo”. In alcuni casi, i locali devono chiedere permessi che necessitano di tecnici specializzati e atti. Questi costi li possono recuperare chiedendo un contributo a fronte di un programma di eventi. Questo provvedimento è già attivo.
– mettiamo a disposizione un locale di pubblico spettacolo a norma, il Teatro Panettone, grazie alla disponibilità del gestore Teatro Recremisi. Il Comune sostiene i costi relativi all’apertura dello spazio, alle spese tecniche e al service residente entro un budget annuale (che dipende dal bilancio anno per anno). In questo modo, una band del territorio che intende fare un concerto non ha costi relativi allo spazio e alla tecnica di base. Questo provvedimento è già attivo.
– inseriamo nella promozione e nella comunicazione del Comune le attività di spettacolo di associazioni e soggetti privati che dimostrano una capillare diffusione di azione culturale. Questo provvedimento è già attivo.
– finanziamo progetti speciali legati alle giovani generazioni come quello recentemente sviluppato con Zerocalcare che sarà seguito a breve da altri nomi grazie al progetto di rete Yo-Your Opportunity.
– chiediamo con insistenza alla Regione di finanziare la Legge per lo sviluppo del Talento Giovanile nelle Marche che ha come centro Ancona, e che ci permetterebbe di mettere in queste politiche molti più soldi.
Burocratici: il settore dello spettacolo dal vivo e dell’intrattenimento è regolato, purtroppo, da una serie di provvedimenti specifici (Decreti, Circolari) che si affastellano uno sull’altro senza una regolamentazione nazionale definitiva, sia nei limiti, sia nelle opportunità e nei sostegni. Questo è il vero problema: il settore non è ancora visto a livello nazionale come una delle attività produttive reali del Paese. In questo contesto, la burocrazia diventa da buona (cioè difesa del bene pubblico) a pesante e a rischio di contraddizione. Quello che per ora riusciamo a fare:
– ammettiamo e valutiamo con la maggiore velocità possibile tutte le richieste di organizzazioni di pubblico spettacolo presentate con SCIA sotto le 1.000 persone di pubblico.
– come detto, ammettiamo sostegno economico per le spese legate alle autorizzazioni (entro i limiti del bilancio ovviamente).
– a breve fisseremo una serie di incontri tra gli operatori e organizzatori e un team di funzionari di vari enti per chiarire alcuni punti regolamentari (operatori, organizzatori, comune, polizia, vvff, asur)
– abbiamo individuato una persona di riferimento nell’ufficio SUAP che si occupa esclusivamente di questo ogni giorno della settimana e che ha competenze necessarie per aiutare le organizzazioni di attività.
Non c’è alcun divieto per lo spettacolo, e nemmeno per il ballo. Capisco che faccia gioco scagliarsi contro una Footloose del XXI secolo, ma non è così. Esempio: se un organizzatore vuole proporre una festa con SCIA fino a 1.000 persone, lo può fare tranquillamente (è quello che è accaduto recentemente al Passetto peraltro). C’è bisogno di un ingegnere che faccia la SCIA, ma questo è un costo a cui noi possiamo contribuire. Poi, ovviamente, la SCIA prevederà una serie di costi organizzativi, purtroppo noi lì non possiamo intervenire perché se c’è bisogno di 5 steward o 3 addetti alla security dipenderà dal luogo e da una cosa che si chiama algoritmo di Maurer.
Si può sempre fare meglio. Ad esempio, verificare la possibilità di un sostegno pubblico significativo in caso di compagini associative che intendano aprire posti legati al divertimento e alla musica che in questa città mancano. Ma di sicuro, non si possono usare i soldi pubblici (che sono pochissimi, quest’anno i rincari energetici generano un costo per i Comuni che va a pesare su tutti i servizi, specie quelli di cui si occupa il sottoscritto) per aprire discoteche o organizzare come ente pubblico feste da ballo. Tutto il resto, sì.
Sostenere iniziative come quelle di cui ho scritto sopra, è stata ed è una scelta di questa Giunta. E ci spiace davvero che queste iniziative non si siano trasformate in qualcosa di più solido nel tempo, e di più continuo. Ma continuiamo a sostenerle e ad andare negli uffici dove si scrivono i regolamenti regionali e nazionali per portare le richieste degli organizzatori.
Il percorso lo fa il territorio intero, come ebbi modo di dire quando per il Comune scegliemmo di sviluppare le serate di capodanno assieme a crew del territorio normalmente de-istituzionali.
Per farlo, il territorio lavora e cerca di costruire. Poi, se ad alcuni fa comodo dire che il Comune “deve organizzare la movida” (opposizione di destra, a testimonianza che non si sa bene cosa sia la movida, dal momento che tutto si può fare tranne che organizzarla a nome dell’ente pubblico) o che il Comune “odia i giovani” (opposizione di sinistra, che magari può dirlo anche dai microfono di una web radio gestita da decine di diciottenni creata alla Mole, ai 1910 che sono andati a VinoKilo, alle ragazze che stanno organizzando il Gulliverrock di stasera), va bene, fa parte del gioco.
Non intendo nascondere i limiti. Ma perlomeno, informare sulle politiche quando escono davvero notizie infondate. Certo, l’ente può sempre fare di meglio. Ma anche chi vorrebbe attività, potrebbe rischiare un po’ e farle, come è capitato (e capita) a tanti di noi, chiedendo magari un sostegno, invece che di essere esentato da rischi economici e responsabilità e aspettarsi che faccia tutto zio comune.