Siamo nel centro di Ancona, in via Pizzecolli, la strada che da Piazza del Plebiscito sale sino a sotto il Duomo e trova uno snodo naturale in Piazza San Feancesco. Qui, nelle stanze del bellissimo Palazzo Bosdari si trova una delle principali collezioni pittoriche delle Marche. Accanto a capolavori assoluti, (cito solo la Pala Gozzi di Tiziano, la Madonna con Bambino del Crivelli, la Pala dell’Alabarda del Lotto) troviamo il racconto della pittura marchigiana dal medioevo ad oggi.

Qualche anno fa sono iniziati i lavori per l’ampliamento della Pinacoteca, che interessano il Palazzo attiguo. Su un progetto molto bello realizzato dagli architetti del Comune, e con un finanziamento della Fondazione Cariverona. Lavori complicati già per l’ampliamento, e ancora più complicati perché, come accade nelle case di tutti quando si tocca un muro o un pavimento, comportavano la sistemazione di quel che non andava della sede originale di Palazzo Bosdari.

I quadri della Pinacoteca hanno pagato un prezzo alto: quasi quattro anni di oblio nelle loro stanze, un distacco dalla città e dai suoi visitatori doloroso, una ferita difficile da rimarginare. I dipinti, oltre che opere d’arte, sono zone della nostra memoria collettiva e, per vivere, hanno bisogno di essere guardati. Per questo quando siamo arrivati abbiamo preso immediatamente di petto la questione. Di petto perché la situazione era drammatica: restavano pochissimi soldi per fare tanti lavori, né c’era un programma di restituzione delle opere alla città. Una empasse totale, nonostante gli sforzi di molti.

Per prima cosa abbiamo trovato i soldi, spostando risorse della Fondazione Cariverona verso la Pinacoteca e aggiungendo risorse dal bilancio comunale. Da circa 100.000 siamo arrivati a più di 700.000. Non una cifra pazzesca, anzi, però doveva bastarci. Ma soprattutto, si è stabilito un obiettivo: i dipinti.

Una Pinacoteca è una collezione di dipinti. L’anima della Pinacoteca è la singola opera, che va trattata come un’ospite, uno di famiglia, non come un carcerato. Poiché da quasi quattro anni, invece, questi quadri sono come reclusi nella soffitta della città, sia pure per nobili ragioni, è importante restituire loro la centralità che gli spetta. La decisione è stata quindi quella di mettere in mostra prima possibile i dipinti, anche con una parte dei lavori in corso, in linea con quanto avviene in buona parte del mondo occidentale, dove i palazzi, come è normale, si deteriorano e hanno bisogno di lavori.

I quadri, così, possono respirare. E noi respirare loro.

[Indirettamente, ma non troppo indirettamente, questo significa adottare una strategia turistica sulla Pinacoteca che, per dirne una, ospita la prima opera datata di Tiziano, una Pala meravigliosa che ci invidiano Musei di tutto il mondo e che si trova a poche centinaia di metri da un altro Tiziano, la Crocefissione di San Domenico.]

Intanto, con queste cose ben presenti, apriamo.

Come apriamo?

Apriamo con un percorso nuovo, che coinvolge soprattutto l’ampliamento, mentre in Palazzo Bosdari proseguono i lavori. Inizialmente, come ho più volte detto, si è pensato ai pianoterra dei due edifici, ma i lavori hanno evidenziato alcune questioni complesse e abbiamo deciso di concentrarci sulla nuova Pinacoteca, che include spazi mai visti, bellissimi, e percorsi pieni di fascino. Non dico altro, per ora, perché vale la pena riservare una sorpresa.

Con che opere apriamo?

Apriamo con i capolavori della Pinacoteca, in primis Tiziano, Lotto, Crivelli, Guercino, Del Piombo, organizzati però secondo un criterio di vera e propria mostra: un allestimento ad hoc, che mette in dialogo le opere storiche con quelle contemporanee e crea un percorso per il visitatore coerente e fluido attraverso i nuovi spazi e con un ingresso del tutto inaspettato.

Quando apriamo?

Ci auguriamo di aprire entro giugno, come annunciato mesi fa. Naturalmente ogni volta che si parla di muovere un’opera d’arte le cose si complicano (e per fortuna) ma tutti gli uffici coinvolti stanno lavorando con grandissimo impegno e con passione e siamo piuttosto ottimisti. Stiamo concludendo una fase preparatoria che è stata molto lunga e articolata, i lavori sono in corso, gli allestitori stanno marciando a ritmo forsennato.

 

Aggiungo un paio di cose: la Pinacoteca di Ancona è destinata a essere un Museo di prima importanza nelle Marche e non solo. Le opere che ospita gliene danno titolo, e oggi il Museo godrà anche del fatto che Ancona sta costruendo il suo spazio nel panorama turistico internazionale. Il lavoro quindi non finisce con questa riapertura parziale: a questa seguiranno i lavori del 2016, che termineranno l’intero complesso, e un piano di gestione che, sia pure con le risorse limitate che abbiamo a disposizione, deve essere lungimirante.

 

Però, il grande passo tra pochi mesi sarà fatto: i capolavori vedranno la luce. Questo accade anzitutto grazie ad alcune persone che hanno messo a disposizione le loro competenze e professionalità per amore dei quadri, e di Ancona: i due ex direttori della Pinacoteca, Michele Polverari e Costanza Costanzi, l’architetto Anna Giovannini, Massimo Di Matteo e Mauro Tarsetti e i restauratori Carlo Giantomassi (già ciriachino d’oro della città) e Donatella Zari, questi ultimi veri benefattori dato che contribuiscono a titolo volontario e rappresentano due assolute autorità nel campo storico-artistico.

 

Conosciamo tutti il carattere di questa città: immagino ci saranno persone che, visitando le sale aperte e trovandosi magari proprio davanti alla Pala Gozzi del Tiziano, diranno istintivamente “si, vabè, ma le altre sale quando aprono?”. Mi auguro saranno di più quelle che sapranno godere di una restituzione alla quale stiamo lavorando da più di un anno incessantemente, che sapranno farsi rapire dalla bellezza dei tesori a fianco dei quali passava tutti i giorni senza poterli vedere.

Racconterò qui alcuni passi salienti, ed eventuali problemi, del lavoro.

PaAssessore