Ora, un mucchio di gente che mi conosce può immaginare quanto io possa appassionarmi alle ruote panoramiche. Per niente. Lo dico per trasparenza. Soffro anche di vertigini.

Però non è la mia opinione sulle ruote panoramiche che conta. Quindi, spendo due parole su questa iniziativa di natale. Due parole due.

Una ruota panoramica è una struttura alta (ce ne sono di altissimissime) che di solito si colloca in aree importanti delle città (ad esempio Place de la Concorde a Parigi, a Natale guarda un po’) e che permette sia di salire in alto in alto come piace a molti bambini e ad alcuni adulti (non a me), sia di vedere dall’alto uno scorcio preciso della città in cui si trova (nel caso di Ancona, la passeggiata da mare a mare addobbata per natale con sullo sfondo l’insenatura portuale). In Italia, capita di rado la ruota panoramica, e difatti ogni volta che capita ne parlano tutti, anche quelli che vorrebbero un acquario con animali vivi in una zona portuale, per dire. Proprio tutti.

Questa ruota panoramica in particolare, si colloca nella piazza più importante del natale: piazza Cavour, ottocentesca, restaurata, curata, abitata, che sarà inghirlandata, con le casette di natale, grande, molto grande, con le palme, e che va ad accogliere, lei ottocentesca, un’attrazione tipica d’inizio secolo (le ruote panoramiche impazzarono in Occidente negli anni delle Grandi Esposizioni Universali, a partire dagli anni Novanta dell’Ottocento). Sarà una cosa piuttosto grandiosa per Ancona, e durerà il mese di natale appunto, poi sarà tolta, lasciandoci una piazza predisposta ad accogliere allestimenti di spettacoli, affatto necessari, ma comunque possibili. Il costo per l’amministrazione riguarda, appunto, la predisposizione, che dura nel tempo ed è quindi un investimento, ed è ripagato in buona parte dalla tassa che il proprietario della ruota pagherà per l’occupazione del suolo pubblico. Il resto delle spese se le accolla lui, naturalmente. Il proprietario.

Ora, questo non cambia la mia opinione sulle ruote panoramiche: indifferente devo dire. Tuttavia, diversa è la mia opinione sull’operazione: una figata. Avete presente le riprese dal drone di Ancona sotto natale scorso? Ecco, prenderete i vostri figli o nipoti, li porterete sulla ruota e avrete davanti agli occhi quella roba lì. Non è una figata? (certo, qualcuno a cui piacciono i coriandoli dirà che invece della ruota era meglio una pioggia di coriandoli di un mese; qualcuno a cui piace l’heavy metal, dirà che era meglio una rassegna di metal con un concerto al giorno; qualcuno a cui piace la luce dirà che era meglio fare un lungo tubo di neon lungo corso Garibaldi. Il concetto di figata, insomma, è in parte soggettivo. Ma per noi amministratori, no: noi abbiamo il compito di valutare figata anche una figata che ci sembra meno figata di altre che consideriamo più figate).

Di contro, ecco i dubbi: il peso, il vento, il costo (di cui ho già detto), l’effetto panoramico. Leciti, ci mancherebbe. Anche quando li solleva chi voleva un acquario di animali vivi rinchiusi accanto ai traghetti. Chiaro. E però, vi assicuro che ci si è pensato: ci sono ingegneri, geologi, esperti, archeologi, tecnici, insomma, quelle persone che, a differenza di me e della maggior parte di noi, sono in grado di dire, che so, che la casa in cui viviamo non cadrà, perché sanno fare i calcoli statici e altre amenità del genere. Ovviamente, possiamo dubitare di loro: saranno abbastanza preparati, gli ingegneri? Sapranno il fatto loro, i geologi? Ma questo è l’essere umano, e se dubitiamo di quegli ingegneri, allora dovremmo a ragione dubitare di quelli che hanno costruito la nostra casa, a meno di non conoscerli direttamente (e ancora ancora…). Però, devo dire che è anche bella questa cosa: tutti si sono innamorati di piazza Cavour, e quindi tutti si preoccupano per piazza Cavour. Giusto. Bello. Una soddisfazione, soprattutto perché molti di quelli che si preoccupano dicevano quando l’abbiamo aperta: “oh, è come prima sta piazza.” No no, a quanto pare no, perché se mettevamo una ruota panoramica in quella di prima mica nessuno diceva nulla.

C’è anche una questione in più: la ruota panoramica sì e una giostra no? Perché? Beh, questa non la accetto nemmeno io però, che non amo le ruote panoramiche, ma che amerò questa perché renderà felici un sacco di persone della città che ho la fortuna, con gli altri, di amministrare sotto un Sindaco che non ama l’abitudine al profilo basso (ad esempio, non amo nemmeno la musica folk, anzi, però ragazzi, quando ho visto quattrocento persone ballare il folk dentro la corte della Mole, gente di ogni età e venuta da ogni dove, ero contento come una pasqua, perché questo è il lavoro che facciamo, chiusa parentesi). Le ruote panoramiche sono congegni meccanici particolari e raffinati, che appartengono alla storia delle città, come dicevo, dalla fine dell’Ottocento, e che hanno un appeal particolare proprio perché sono diverse dai giochi, anche bellissimi, e dalle giostre, anche bellissime. La ruota panoramica è una poesia, che cammina lenta, che ci porta in alto, piano piano, scoprendo per noi una nuova prospettiva, che nemmeno con i congegni tecnologici di oggi possiamo ottenere senza farli volare, è una scoperta, per i più piccoli, di cosa significhi volare, ma senza la paura frenetica di uno sbatacchiamento da Tagadà (sia chiaro, nulla contro i Tagadà), o l’adrenalina di un calcinculo. La ruota panoramica è Moulin Rouge, è l’apnea nell’avvicinarsi alla scoperta quando si è partiti da una caviglia appena, è erotismo dove tutt’attorno c’è sempre più pornografia, e se per un bel pezzo salendo si vede solo la facciata dei palazzi, beh, è proprio così che funziona: ci vuole la voglia, ci vuole il desiderio e la pazienza di salire sino in cima, non è che uno improvvisamente ottiene tutto e subito.

Ecco. Mo piace anche a me la ruota panoramica. Mi serviva scriverle queste cose. Fortuna voi.