Marco è stato per 3 giorni davanti al touch-screen, inserendo i dati e le immagini che aveva raccolto durante l’anno. Gli hanno portato dei panini. Non voleva uno sgabello. Canticchiava tutto il tempo e batteva il ritmo con il piede, il suono si levava sino ai piani superiori, dove a tratti rombava un aspirapolvere, a volte batteva un martello. C’erano anche, nei giorni frenetici che avvicinavano l’apertura, decine di voci che si rincorrevano tra le scale, le sale, i corridoi, i piani superiori. Monica stava infilata in un pozzo. Patrizia rifiniva un cartello mentre Luca, da casa, combatteva via smartphone con un tipografo che il mercato elettronico ci aveva regalato lontano un migliaio di chilometri. Le voci proseguivano, le persone si cercavano, perché un minuto s’era a controllare una didascalia, il minuto dopo a puntare una luce. I ragazzi delle pulizie li incontro il giorno dopo lungo via XXIX settembre. “Buongiorno come è andata?” “Voi non c’eravate?” “No, noi ieri con le famiglie… ma come è andata?”.

Decine e decine di persone si sono affaccendate per aprire un Museo. In un edificio così, sembravano tante formiche. Il ritmo battuto dal piede di Marco saliva, la musica dallo smartphone di un addetto alle pulizie amante dell’hard rock scendeva in senso contrario, e qualcuno a destra parlava di colori, qualcun altro a sinistra di un pannello da attaccare in modo che fosse visto meglio, un avvitatore avvitava, un battente si chiudeva.

Tutto questo suono si perdeva poi di fronte al bellissimo silenzio dei dipinti, come il chiasso delle damigelle attorno ad una sposa. Quadri piccoli ed enormi, pale d’altare e ritratti, che escono dal buio stropicciandosi gli occhi. Un istante in cui tutto tace, tutto si ferma.

Il solo modo di capire quanto le opere d’arte siano importanti per una comunità è, purtroppo, quello di pensare a come ci sentiamo quando assistiamo alla loro distruzione. Un dolore di pancia, di stomaco, di sensi e di nervi. L’augurio è quindi che ogni cittadina e ogni cittadino di Ancona sia orgoglioso di quel che possiede, e che può mostrare al mondo. Bentornati a casa.