Mi sono regalato un gioco: seguire avanti nel tempo la stella su cui puntai gli occhi al momento di iniziare l’esperienza di assessore, 10 anni fa, e immaginare alcuni pezzi della città tra 10 anni. Partendo da dove siamo arrivati, cosa accadrà? Come sarà, nel 2033, la cultura ad Ancona, e come sarà Ancona? Chi saremo noi? Beninteso: la stella che ha dato la rotta e che sto fissando, per alcuni è la stella sbagliata. Ma credo non si possa negare l’esistenza di una rotta, giusta o sbagliata la si ritenga. mi sono dato 1.500 battute per ogni pezzo. L’illustrazione è di Micol Mancini. 

 

In una giornata di aprile 2033 entro al parco del Cardeto dall’ingresso di via Cadore. Per prima cosa incontro alcune impalcature, un operaio mi dice che sono state montate qualche mese fa, per ristrutturare le casermette dopo che (“finalmente!” dice) è stato vinto un bando per questo intervento. Lo saluto e svolto l’angolo.

Lungo il sentiero ci sono decine di ragazze e ragazzi che entrano ed escono dallo studentato universitario, (costruito dopo un bando del 2018) mi fermo al bar del pianoterra per un caffè e approfitto per leggere il programma della Polveriera, un edificio ottocentesco qui a fianco, che ospita mostre ed eventi a tema ecologico. Uno dei principali motivi per cui sono qui, però, è ovviamente il Cimitero Ebraico. Ci arrivo passando tra i gruppi di studenti, e mi soffermo su alcune sepolture, me le spiega il personale dell’associazione che si occupa del sito “grazie” mi dicono “ai patti di collaborazione che iniziarono nel 2023.”. È una bella giornata, così quando esco dal cimitero mi rilasso in un piccolo giardino adiacente: è la sede della Fattoria didattica, nata nel 2022 grazie a un bando della Fondazione Cariverona vinto dal Comune. Ci sono orti didattici, e animali: caprette, galline, arnie delle api. Il responsabile mi spiega che si tratta di uno dei centri di educazione ambientale progettati tra il 2022 e il 2023, ma che in dieci anni sono cresciuti tanto da distribuirli nei molti parchi cittadini. Mi mostra una mappa di questi parchi. Compro un vasetto di miele del Cardeto e continuo a salire, verso la parte edificata del Parco. Purtroppo, il bastione San Paolo è chiuso (“da sempre”, mi hanno detto, “lo si apre per eventi speciali, ma è un peccato”). Incontro, invece, di nuovo delle impalcature: stanno finendo la grande sede dell’Archivio di Stato, in parte già attiva, in una ex Caserma che, mi dicono, era tutta diroccata. “Grazie a Dio”, mi dicono, “dieci anni fa s’è fatto questo accordo tra lo Stato e il Comune, e la abbiamo sistemata con i soldi del Ministero”. Ma “vada, vada avanti”, mi suggerisce un dipendente dell’archivio, “c’è il faro vecchio, quello dove Marconi fece il suo esperimento, pensi che non è stato visitabile per tanto tempo, ma dal 2029 si può entrare, e c’è anche un bar appena fuori”. Mi chiedo come possa lavorare un bar, senza poter far salire le auto. Ma il tizio mi risponde secco: “è un vincolo che il Comune non ha mai voluto trattare, le auto si fermano sotto”. Nel Parco non possono salire. Respiro a piccolo sul mare.