Mi sono regalato un gioco: seguire avanti nel tempo la stella su cui puntai gli occhi al momento di iniziare l’esperienza di assessore, 10 anni fa, e immaginare alcuni pezzi della città tra 10 anni. Partendo da dove siamo arrivati, cosa accadrà? Come sarà, nel 2033, la cultura ad Ancona, e come sarà Ancona? Chi saremo noi? Beninteso: la stella che ha dato la rotta e che sto fissando, per alcuni è la stella sbagliata. Ma credo non si possa negare l’esistenza di una rotta, giusta o sbagliata la si ritenga. mi sono dato 1.500 battute per ogni pezzo. Le foto in questo pezzo sono di Francesca Tilio. 

 

Dopo la crescita dei suoi centri principali, la politica culturale di Ancona ha avviato un percorso di decentramento che, con la tipica aria scanzonata della città, qualcuno definì nel 2024 “effetto centrifuga.” L’effetto centrifuga era frutto di una strategia: ora che i nodi sono forti, la rete reggerà: sono stati individuati i presidi culturali di quartiere, alcuni già esistenti e altri attraverso bandi e progetti delle cittadine e dei cittadini. Erano scuole, istituti o centri di formazione, circoli, cinema, locali. Sono state adottate forme di sostegno pubblico a insediamenti culturali mirati (gallerie d’arte, librerie, case di quartiere) e a esperienze pop-up (market, eventi). La progressiva autonomia di molti presidi di quartiere e la loro capacità di lavorare in rete con i musei, i teatri e la mole hanno permesso alla città di attraversare quasi indenne la grande crisi culturale italiana del 2025: nessuno è rimasto senza cultura, a differenza di quanto avvenne in quel terribile momento in buona parte del Paese. Questo è stato possibile anche grazie ad alcuni provvedimenti storici, come il Regolamento sui patti di collaborazione varato nel lontano 2022, e alla scelta coraggiosa di alcuni importanti festival di insediarsi nelle scuole e nelle aree periferiche, con la loro forza propulsiva e immaginativa. Non sarebbero nate, altrimenti, esperienze come il Parco Manicomio (2026), il Vicolo dell’arte (2025), le Aule della creatività (2024-2028) né le orchestre di quartiere e le opere di arte pubblica dei primi anni Trenta che tutti conosciamo.