Mi sono regalato un gioco: seguire avanti nel tempo la stella su cui puntai gli occhi al momento di iniziare l’esperienza di assessore, 10 anni fa, e immaginare alcuni pezzi della città tra 10 anni. Partendo da dove siamo arrivati, cosa accadrà? Come sarà, nel 2033, la cultura ad Ancona, e come sarà Ancona? Chi saremo noi? Beninteso: la stella che ha dato la rotta e che sto fissando, per alcuni è la stella sbagliata. Ma credo non si possa negare l’esistenza di una rotta, giusta o sbagliata la si ritenga. mi sono dato 1.500 battute o poco più per ogni pezzo. L’illustrazione preparata ad hoc è della mitica Micol Mancini.
In una giornata di primavera del 2033 arrivo alla Mole di Ancona, il polo culturale di riferimento per un lungo tratto di costa, e per la popolazione di circa tre regioni. Per prima cosa visito la sezione espositiva: 8.000 mq divisi in due piani, con un’unica accoglienza che è anche bookshop e informazioni. Oggi ci sono due mostre temporanee, e un’installazione site specific. Il biglietto mi dà diritto a visitare tutto l’edificio: dopo le mostre, faccio una pausa al bar che affaccia direttamente sul mare poi riparto per visitare il Museo Omero, altri 2.000 mq di arte. Mi affido alle guide e alla tecnologia e mi immergo nell’esperienza multisensoriale del Museo, come i tanti altri visitatori che parlano lingue diverse e hanno ogni età. In un attimo, mi sono giocato la mattina, così mi fermo per un pranzo rapido in un altro bar che affaccia nella bellissima corte interna. “Qui” mi racconta un cameriere “tra due settimane sarà allestito un palco per gli spettacoli estivi. Il programma è tutto di livello nazionale e internazionale, una volta si faceva un po’ di tutto, ma da tempo non è così, molte cose si fanno in città e al Porto Antico, ci si arriva anche in barca da qua.” Approfitto della sua gentilezza e chiedo cosa ci sia negli altri spazi, dato che la Mole mi sembra immensa. “Lì” indica “c’è la sezione congressi. Vengono un po’ da tutta Italia e soprattutto” sorride “pagano, con gli affitti per i congressi ci garantiamo molte attività culturali. E anche la città è contenta così, sa com’è: tra i festival, gli eventi e i congressi, lavorano un po’ tutti, dagli hotel ai servizi tecnici, tutto l’anno.” Ma la cosa che questo cameriere ama di più è il fermento, mi dice: “nell’ala qui di fronte ci sono spazi per stare assieme, una sala concerto al chiuso, e studi per chi vuole fare cultura, progetti, chi vuole produrre qualcosa. E’ stata un’odissea il restauro di quell’ala, ma alla fine ci sono riusciti, mi pare fosse il 2024 quando è finita, io ancora non lavoravo qui, ma venivo ai concerti e alle mostre e vedevo sempre le impalcature.” Mi aspetto che ci siano anche delle residenze artistiche e glielo dico “certo” fa lui “ma le residenze vere e proprie e gli studi non sono qui, sono appena qui fuori. Se esce verso la città, vedrà un grande arco, era la Porta della città, Porta Pia. Dopo aver vinto un bando per le residenze del Ministero (sa, quei bandi usciti dopo la Grande crisi della cultura del 2025) l’edificio è stato ristrutturato e ora ha sia le camere per gli artisti che gli studi. Può visitarlo se vuole. Ma quando esce, occhio alle biciclette, dovrebbero rispettare la velocità ma spesso non lo fanno. Certo, se penso che dove passano ora, c’erano i binari di una ferrovia!”
Ecco è riuscito a commuovermi!
Incrocio le dita e spero di campare per partecipare a tutto questo.
Chapeau!