Martedì 10 gennaio Il ragazzo morso dal ramarro di Caravaggio è tornato a casa, presso la Fondazione Longhi di Firenze, dopo aver passato circa tre mesi ad Ancona. Dopo la riapertura, a giugno, della Pinacoteca, l’esposizione del dipinto caravaggesco è stato uno dei momenti più significativi per la cultura della città.
Sono apparse opinioni, specie da parte dell’opposizione politica, sull’opportunità di ospitare il dipinto del Caravaggio. Queste opinioni hanno affrontato il tema esclusivamente dal punto di vista economico. Parto quindi dai numeri, per arrivare, spero senza annoiare nessuno, a fare alcune considerazioni che oso definire politiche.
Il Caravaggio di Roberto Longhi è stato visitato da 6.762 persone. Di queste, 4.735 hanno pagato, gli altri sono quasi tutti studenti delle scuole e accompagnatori. La Pinacoteca, dalla sua riapertura, conta quindi 12.527 ingressi totali, con una media mensile di 1789 (981 paganti), contro i 478 (133 paganti) del periodo 2006-2012. Questo dato non ha a che fare con le eccellenti direzioni della Pinacoteca del periodo precedente, ma con la decisione, oggi, di rendere centrale la Pinacoteca nella politica culturale cittadina, riaprendola, valorizzandola, popolandola più di quanto sia mai avvenuto, anche attraverso mostre e percorsi didattici.
Sul fronte dei costi e dei ricavi de Il Caravaggio di Roberto Longhi, i conti sono presto fatti. L’operazione quota 140.000 euro, divisi tra Comune (100.000) e organizzazione (Civita, 40.000). Comune e organizzazione si dividono gli incassi (44.000) come da accordi, e quindi la spesa per il Comune è di circa 80.000 euro.
Prima di dire esattamente perché ritengo si tratti di soldi spesi più che bene, devo sottolineare che questi soldi fanno parte del capitolo di spesa relativo alle attività della Pinacoteca votato dal Bilancio Comunale per il 2016. Si tratta, in altre parole, del budget che la Pinacoteca aveva a disposizione per il 2016, votato dal consiglio comunale, né più né meno. Sono costretto a dirlo perché l’impeto ragionieristico (nulla contro i ragionieri, ovviamente) di alcuni li spinge ad affermare che si sia trattato di un’operazione economicamente straordinaria, gestita con fondi straordinari, presi chissà dove o tolti a chissà cosa. Niente di ciò è vero.
Bon. Se siete ancora qui, cerco di esprimere la mia opinione di amministratore oltre che di cittadino, che è la seguente: personalmente contavo su un afflusso un po’ maggiore, diciamo di circa 7.000 paganti, ma resta il fatto che sono stati soldi spesi molto, molto bene. Le ragioni sono 4.
- La cultura è un po’ come l’ambiente: va tutelata, bisogna aumentare il rispetto delle persone nei suoi confronti, migliora la qualità della nostra vita. Per questo ci si lavora di semina, come per l’ambiente. Ad Ancona abbiamo un esempio che fa al caso nostro nella decisione di investire nelle piste ciclabili. Infatti, una città di collina che conta una percentuale certamente bassa di ciclisti, non dovrebbe, a rigor di non-politica, fare questa scelta. Ma siccome certa politica sa che attraverso le piste ciclabili e una serie di azioni a esse connesse è possibile aumentare la consapevolezza ambientale di tutti, aumentare il numero dei ciclisti, migliorare la qualità dell’ambiente e diventare sostanzialmente più civile, decide di investire su questo. Di migliorare la vita collettiva. Si tratta di una scelta politica, e nella cultura funziona allo stesso modo, a meno che non si consideri la cultura altro da un valore.
- Il Caravaggio di Roberto Longhi ha, assieme ad Ecce Homo, accreditato Ancona a livello nazionale. Con queste due operazioni (che economicamente valgono 900.000 euro circa, di cui 100.000 circa dal bilancio comunale) Ancona è stata riconosciuta come sede di eventi espositivi di grande livello, entrando in un sistema al quale era sostanzialmente estranea. C’è voluto qualche anno, ma ora Ancona c’è, con un bellissimo Museo e con un luogo straordinario come la Mole. Questo porta frutti già annunciati, come l’opera di Cucchi per il nostro porto, e altri che presto saranno presentati. Nessuna azione di questa amministrazione è staccata dalle altre.
- Quando è arrivata la proposta di questa esposizione, stavamo per decidere di utilizzare il budget a disposizione della Pinacoteca per una campagna pubblicitaria nazionale che dicesse a tutti, specie agli appassionati e agli addetti ai lavori, agli studenti e così via, che la Pinacoteca di Ancona aveva riaperto. Il Caravaggio di Roberto Longhi ha sortito il medesimo effetto, portando la Pinacoteca nei luoghi di cultura e comunicazione italiani, nelle prime schermate di Google, nei siti web che si occupano d’arte e sulla stampa, senza che spendessimo soldi, ma anzi avendo in cambio tre mesi abbondanti di capolavoro a disposizione della città e dei cittadini, oltre che dei nostri ospiti.
- Gli effetti sul territorio sono stati straordinari. Le guide, i volontari, i visitatori, i quasi duemila studenti delle scuole: tutti hanno vissuto una parte del loro tempo in un Museo che fino a poco prima era una chimera. Hanno girato per le sale, hanno ammirato i dipinti, hanno scoperto che lì si fanno laboratori, notti al museo, proiezioni, conferenze, concerti e tante altre cose. Questi sono gli effetti immediati. Ci sono poi quelli meno diretti: un maggiore amore per l’arte e la bellezza. Una scoperta, in alcuni casi, dell’arte e della bellezza. O, anche, per molti, la possibilità di scoprire qualcosa del Caravaggio che si porteranno dietro quando visiteranno San Luigi dei Francesi a Roma.
Queste, molto in sintesi, sono le ragioni per cui ritengo i circa 80.000 euro spesi bene, anzi molto bene, e gli effetti positivi del Caravaggio di gran lunga superiori alla questione economica, già in partenza sostenibile. Il primo anno di una Pinacoteca che ha ancora da crescere (strutturalmente, con i lavori che iniziano tra poco nel chiostro, e come realtà, con iniziative continue e diversificate) è stato entusiasmante, con più di 12.000 persone in visita, un capolavoro ospite e tanti altri capolavori finalmente alla luce dopo anni passati chiusi nelle stanze. Devo ringraziare i ragazzi che alla Pinacoteca lavorano, sempre pronti a inventarsi iniziative e a illustrare le opere ai visitatori, e con loro le giovani guide che hanno accompagnato quasi 7.000 persone dal Caravaggio, per le quali spero si sia trattato anche di un piacere, data l’intimità che viene a crearsi tra un dipinto e chi lo illustra dopo tutto questo tempo.
Il lavoro va avanti, nello sforzo comune di costruire una città migliore, grazie, anche, a Caravaggio.