“La campagna elettorale entra nel vivo” scrive un quotidiano. Sono felice della notizia. La campagna si presenta aggressiva, anche questo non è un male. A destra, c’è chi riesce a sintetizzare la propria strategia politica in poche parole: “basta con le professorine, facciamo la rivoluzione.” Bene. In un colpo solo il consigliere regionale Ciccioli offende una categoria intera (quella di chi insegna), un pochino anche un genere (manco a dirlo, il femminile) e soprattutto mette al primo posto del programma di governo la Tutela dell’ignoranza. Perlomeno, ora è chiaro.

A chi lavora in certi settori, era chiaro anche prima. Se una Regione emana un super-bando (sic!) per tutte le attività culturali finanziandolo con 3.096.000 su due anni, cioè con meno di quello che il Comune di Ancona, da solo e vincendo bandi, investe in cultura in un anno, lo fa senza dubbio per tutelare l’ignoranza.

Ma tutelarla non basta: bisogna utilizzarla come metodo di governo cittadino evidentemente.

Oggi sono in treno. Sto tornando dalla Fabbrica del vapore di Milano, dove ieri con molti comuni italiani (Torino, Firenze, Mantova, Ferrara, Padova, Milano etc) abbiamo tenuto due tavoli di lavoro: Arte urbana e Professioni della cultura, per arrivare a proposte unificate per Anci e Ministero. Roba da matti, che ci sia ancora gente che lavora a cose come un codice ateco per gli artisti, o servizi di formazione sulla professione artistica e culturale. Roba da matti.