Quando abbiamo iniziato a lavorare sul progetto Mole – Materia dell’Uomo con la Fondazione Cariverona, nel 2014, mi capitava spesso di andare a Verona per confrontarmi con il referente della Fondazione, Luca Massimo Barbero. Barbero, una delle maggiori figure del panorama artistico nazionale e internazionale, durante uno dei nostri colloqui disse: “non si può pensare un progetto simile ad Ancona senza Cucchi.” Ci trovavamo in una piazza della città scaligera, in attesa di incontrare i rappresentanti della Fondazione per parlare del costo economico del progetto generale.

Quel seme è cresciuto. Il progetto finanziato dalla Fondazione è costituito da diverse azioni: la rigenerazione di più di 1000 mq di Mole; una grande mostra attualmente in corso in quegli spazi; un piano di residenze per giovani artisti dal 2017; un piano di permanenza di alcune opere alla Mole; installazioni temporanee di grandi artisti internazionali a partire dalla primavera 2017; corsi, eventi, workshop, attività di formazione; la commissione di opere d’arte contemporanee.

Una commissione di opera d’arte non è cosa da niente. C’è bisogno di esperti, ovviamente. Il seme, introdotto da Barbero durante l’elaborazione del progetto, è diventato ipotesi con la direzione artistica di Flavio Arensi e, soprattutto, con il desiderio bellissimo di un artista di contribuire alla visione di una nuova città. Senza il lavoro di Luca Massimo Barbero non ci sarebbe il progetto Mole – Materia dell’Uomo; senza il lavoro di Flavio Arensi non ci sarebbero le mille prospettive aperte dall’operazione Ecce Homo, ivi compresa la commissione della Fontana di Cucchi. Senza il desiderio di Enzo Cucchi di contribuire, con un’opera che richiama una precisa filosofia artistica, alla visione di un’Ancona che cresce poggiando i piedi sulle fondamenta di un passato monumentale, non ci sarebbe questo risultato.

Il progetto è quello di una Fontana Ideale lunga 15 metri e larga 4 metri, che funzioni da luogo di aggregazione, di socialità, di accoglienza: il porto è il terreno di incontro tra le persone e i popoli, le lingue e le culture. L’acqua è potabile; i passaggi sono accessibili a tutti; il segno artistico riconduce al legame con la città; la Fontana cita quella del Calamo, uno dei simboli cittadini. Una grande opera, non c’è dubbio. Una filosofia di fondo chiara: l’arte ha un valore sociale.

La Fontana non è un episodio isolato. Rientra in un progetto unico, come dicevo, che per il 2017 prevede interventi di sistemazione e valorizzazione di alcune opere già presenti nel territorio urbano (Mater Amabilis; Arcobaleno e forse altre, stiamo preparando il 2017 in questi giorni), e l’installazione di opere temporaneamente messe a disposizione da grandi artisti. In sostanza, una strategia della Bellezza, che riallaccia lungo un filo d’arte diversi luoghi della città e ne esalta i più simbolici.

I costi? La Fontana Ideale costerà 130.000. 65.000 euro a carico dell’Autorità Portuale e 65.000 a carico del progetto Mole – Materia dell’Uomo. Un costo particolarmente basso: i prezzi di mercato attuali e quelli ricavati dall’esame di alcune gallerie quoterebbero un’opera del genere circa il triplo (la stima non è mia, ovviamente, ma del curatore del progetto). Questo si deve all’artista, che realizza l’opera con grande entusiasmo.

Credo sia una cosa importante per la città, e per le persone che stanno lavorando sodo al progetto: Domitilla Vallemani, Flavio Arensi, Annaclara Di Biase, Andrea Mangialardo, Daniele Palazzo, Gabriella Papini, Annalisa Trasatti e, con loro, l’ufficio cultura con la menzione speciale a Francesco Paesani, altri uffici comunali coinvolti, il Museo Omero, l’agenzia Tonidigrigio, le tante associazioni che partecipano e parteciperanno agli eventi di Ecce Homo.

Bisogna, soprattutto e senza retorica, ringraziare il Sindaco di Ancona, e con lei la maggioranza, perché in questi tre anni abbondanti non ci sono stati tagli alla cultura, che è stata anzi considerata come una delle principali leve di crescita della città, permettendoci di attirare risorse private e di innescare processi di accreditamento di Ancona nel panorama nazionale, processi che iniziano a dare importanti frutti come questo.

Un’ultima citazione per questo giorno va all’architetto Massimo Di Matteo, profondo conoscitore della città e delle sue peculiarità, che pochi giorni dopo l’insediamento di questa amministrazione venne da me e mi chiese di pensare all’ipotesi di un’opera di Cucchi al Porto. Era prima del progetto, prima del porto antico, prima di oggi. Ma a quanto pare, era più di un buon auspicio.