La mia fortuna è stata quella di fare cose che mi hanno messo sempre in contatto con persone speciali. Di ricoprire ruoli, all’interno delle comunità, che mi inducevano all’incontro e al dialogo con persone anomale, non nel senso di migliori o al di sopra di chissà che soglia di sapere/capacità/intuizione etc., ma nel senso di spostate rispetto all’asse che siamo soliti seguire.
Anche oggi, nel ruolo di assessore, capita questo. Incontro decine di persone ogni settimana, e tra queste alcune davvero stra-ordinarie, e certe sere quando torno a casa a piedi, passeggiando lungo il centro, poi gli archi, poi il piano, penso che non avrei mai avuto l’occasione di conoscere quel signore e le sue parole, la sua passione, la sua storia.
Non è fine a se stesso: questo è uno stimolo continuo a rendere giustizia alle narrazione delle persone che incontro, a metterle in contatto con il resto della collettività. Ma, devo ammetterlo, il primo pensiero è per me, e per la fortuna che ho. Ognuno dei miei incontri si porta dietro fogli scarabocchiati, sui quali appunto le cose che mi vengono dette, quelle che percepisco, i collegamenti possibili. Vorrei dire, a scanso di equivoci, alle persone che incontro che quei fogli poi non rimangono così inciaffati, ma si traducono in appunti più regolari su appositi quaderni. Oltre che in telefonate, messe a sistema, connessioni, mail.
Paassessore