Il 27 novembre ad Ancona ci sono le primarie. È un voto importante: chiunque può indicare il suo candidato o la sua candidata preferita. Dunque, il suo sindaco, o la sua sindaca.
Sul piano culturale, la sfida è decisiva. Ancona è cambiata molto, e ha davanti prospettive nuove. Prospettive che, peraltro, dopo la crisi di settore iniziata nel 2020, sono da riorganizzare tutti assieme.
La strada che scegliemmo per arrivare a queste prospettive non piace a tutti, ed è normale, anzi preoccuperebbe il contrario. Possiamo, però, rivendicare una cosa: questa strada è frutto di una strategia. Io la chiamo strategia della possibilità. Infatti, nasce da due domande fondamentali: è possibile per Ancona guadagnarsi un posto che duri nel tempo nel panorama culturale nazionale? E poi: è possibile che le persone che fanno arte e cultura nel territorio abbiamo l’occasione di far crescere i loro progetti? Molte cose, ad Ancona, sono sempre state considerate immaginabili, ma non sono mai state immaginate. Lo sforzo è stato dimostrare che potevano esserlo.
Anche la sfida culturale, quindi, per chi arriverà dopo le primarie è importante. Per prima cosa, lo dicono i numeri:
Dagli 8 festival prima del 2013, ai 21 festival dopo il 2013.
Dai 17.000 spettatori del Teatro del 2014 ai 53.575 del 2019.
Una media di 200.000 presenze annuali alla Mole.
Una media di 12 persone al lavoro alla Mole (prima, tre, tra cui l’indimenticato Francesco).
Dai 3.100.000 euro del 2015 per la cultura ai 4.595.000 del 2019, comprensivi delle risorse vinte su bandi.
Una media di bandi vinti per attività socio-culturali di 2 ogni tre anni.
1 Legge Regionale dedicata ad Ancona per lo sviluppo del talento giovanile.
Dall’indifferenza generale del Paese nei confronti dell’esistenza ad Ancona della Pala Gozzi di Tiziano ai 97.700 visitatori di Milano per il nostro dipinto più importante.
Un aumento di visitatori nei Musei dell’80%
60 under 25 coinvolti nel progetto (tutto loro) di web radio Controluce.
88 progetti del territorio per Ancona La Cultura tra l’altro e un podio che dispiace, ma chi lo avrebbe immaginato.
Decine di giovani con bisogni educativi speciali coinvolti nel progetto MicaMole.
1.400 giovani coinvolti nel progetto Yo.
Da una quando capitava, a 15 mostre di rilievo nazionale e internazionale.
2 importanti acquisizioni per la Pinacoteca di Ancona.
Secondo posto in Italia per mostre nel 2019 (l’ultimo anno che fa statistica in questo senso) per il Sole24Ore .Dodicesimo in assoluto per cultura.
110 contenuti realizzati dagli operatori culturali all’interno della piattaforma Presente nel periodo della pandemia.
16 milioni di euro vinti per sistemare i luoghi della cultura.
Il ritorno dei grandi concerti allo Stadio.
Un aumento di circa il 60% all’anno rispetto al periodo pre-2013 di delibere di sostegno e co-organizzazione ad attività culturali nel territorio.
E altro.
Molte cose non sono andate, mica bisogna far finta. Penso alle vicissitudini della Biblioteca, anzitutto. Penso ad alcune lungaggini burocratiche e strette normative che rendono ogni giorno più difficile l’utilizzo di spazi. E ad altre cose che approfondirò con altri post. Se si nascondono, i fallimenti e gli inciampi non servono a nulla.
Sono state fatte scelte, e sono stati commessi errori.
Ma quel che conta è che tutto è avvenuto all’interno di un discorso. Bisognava rispondere alle due domande sulla possibilità, e si è risposto Sì: Ancona può avere un posto nel panorama culturale italiano. E Ancona può essere un luogo di possibilità per chi fa cultura.
Più esattamente: Ancona può essere un porto anche per la cultura, oltre che per le merci e per i passeggeri.
Non si tratta solo di numeri. Le persone contano quanto i numeri.
Le persone che hanno capito il ruolo di Ancona e venendo da fuori (Ancona = porto) hanno fondato idee, portando attenzione sulla città: Massimo Recalcati, Federico Leoni, Mauro Ermanno Giovanardi, Flavio Arensi, Rodrigo D’Erasmo, Marco Baliani, Stefano Zuffi. Sono porte che si spalancano e che rendono Ancona sempre più credibile. Meta sempre più amata da chi si occupa di cultura. Sono garanti di una politica culturale con cui si può non essere d’accordo, ma ha un senso.
E (soprattutto) le persone del territorio che hanno percepito un cambiamento: il nostro desiderio di provare a tutti i costi a procurare la possibilità (anche se a volte non è andata bene).
Penso, è solo un esempio, al festival Cinematica. Nasce nel 2013 con questa amministrazione, dimostra la sua ambizione e il suo spirito contemporaneo, cresce e riceve sostegno sempre maggiore (sei, sette volte tanto), abbastanza per partecipare a bandi regionali e per essere riconosciuto dal Ministero. C’erano le risorse all’inizio? No. Ma si è lavorato assieme. Un esempio fra tanti, quello del festival diretto da Simona Lisi. Dovrei citare Cristiano Marcelli e Simona Ficosecco, Gaia Segattini, Leggetevi Forte, l’esperienza di Hip Nic, i capodanno affidati a Eve. La crescita esponenziale di Spilla su cui Ancona deve scommettere ancora di più. La coprogettazione con Arci di grandi eventi. La prossima, spero, crescita di Leggetevi Forte e di Berta Filava. La nascita e il prosperare del Festival della Storia. Il fenomeno appassionante dell’Ancona Foto Festival. E via dicendo: 8 festival (e 6 organizzatori) prima del 2013. 21 festival (e 18 organizzatori) dopo il 2013.
Ma dicevo della sfida del futuro. Che è molto più interessante.
Chi governerà si dovrà occupare di compiere i nuovi, decisivi passi lungo questa strada. A meno che, naturalmente, non ritenga il percorso scelto sbagliato, e decida di cambiarlo del tutto. Magari penserà che La Mole non debba dedicarsi prevalentemente al contemporaneo e che debbano tornarci le mostre dei funghi (con tutto il rispetto), o istituzioni pubbliche ad occupare le sale; che la Pinacoteca non debba acquisire opere; che non sia necessario cercare risorse per KUM , se ne può fare a meno; che il progetto della nuova biblioteca sia meglio farlo alla Baraccola; che è meglio distribuire a pioggia anziché rischiare di decidere su che puntare. Considerato chi si candida alle primarie, questo rischio esiste (io, almeno, lo considero un rischio, si capisce).
In ogni caso, chi se ne occuperà si troverà a maneggiare una materia nuova per Ancona, con tante persone, tante passioni, tante risorse da cercare, tanta voglia e tante, tantissime aspettative. Una materia completamente diversa da quella pre-2013.
La sfida, a mio parere, si articola su alcune decisioni:
- portare l’amministrazione a fare un passo indietro e spingerla a creare le condizioni per sostenere le molte fioriture che ora sono in corso. Il che significa: da un accentramento che si è ritenuto necessario (era urgente accelerare la crescita) a un decentramento e tutoraggio (ora che il passo è stato fatto, si può mettere a regime il territorio).
- Riprendere il grande progetto di gestione attività di spettacolo tra Mole eccellenza nazionale – Porto Antico con una grande Arena più generalista – Centro Storico con le attività: un progetto avviato nel 2019, fermato per la pandemia e per i tempi di nomina del governo del Porto.
- Mantenere lo spirito di servizio per l’intero territorio regionale.
- Mantenere i grandi festival nazionali e sfruttarli sempre più per indotto economico, lavoro del settore culturale e attrazione di risorse, oltre che per la qualità della vita delle cittadine e dei cittadini.
- Sostenere le attività nei quartieri.
- Dopo averli sistemati quasi tutti, rendere ora più utilizzabili gli spazi, alla faccia dei lavori e di una normativa cui non si può cedere del tutto, ma con cui bisogna ragionare.
In pratica, fare vera politica culturale, sapendo che la politica culturale si fa attraverso la cultura, cioè le azioni della cultura, non attraverso le sovrastrutture che si dice debbano aiutare e alla fine, troppo spesso, drenano risorse che servirebbero come il pane ad artisti, operatori, persone. Chi mi conosce sa quanto io sia insofferente nei confronti questi enti che servono solo a de-responsabilizzare e dare qualche posto a chi si vuole.
Che sfida, allora: o si va avanti, sapendo di affrontare un periodo molto diverso da quello che ci aspettavamo fino al 2020, quando andavamo come dei treni. O si torna indietro. Non ci sono vie di mezzo. Su questo, io non ho dubbi. Vi dico perché.
A queste primarie, di fronte ci sono Ida Simonella e Carlo Pesaresi. La prima, è erede di una rivoluzione politica avviata nel 2013, quando Valeria Mancinelli vinse le elezioni e una bella fetta dell’estabilishment consolidato della città, fece un passo indietro, se non altro nel metodo. Il secondo, è parte di quell’estabilishment che, come prevedibile e lecito, propone una restaurazione.
Candidati con visioni molto differenti, anche se immagino condividano alcuni valori.
Tra queste due visioni, per la cultura e per le tantissime persone che ci lavorano, ritengo importante che sia Ida la prossima sindaca. Non perché non cambierà: Ida cambierà, cambierà eccome. Ma perché non rischierà di farci tornare indietro di 10 anni.
Un lavoro straordinario!
Scusa, ma tu sei al governo della città ininterrottamente da 10 anni, quindi più estabilishement di te chi c’è??? e poi restaurazione de che, che vuol dire? ma quando scrivi sai di cosa parli e sai argomentare ciò che dici o spari a vanvera solo per propaganda?
Lorenzo
ciao Lorenzo. Nel mio post, forse non si capiva, ho parlato di un estabilishment specifico, che considero contrapposto alle politiche attualmente in corso.