Ai gentili membri del Consorzio Marche Spettacolo

 Oggetto: NOTE SUL CONSORZIO MARCHE SPETTACOLO

 

Ho letto con attenzione lo statuto del Consorzio e il documento programmatico presentato all’ultima assemblea, e ho cercato di farmi un’idea dello storico del Consorzio, operazione questa non semplice data la scarsità dei documenti ufficiali a disposizione, verbali, delibere etc.

Qui di seguito, una serie di considerazioni che nascono dalla mia analisi, ovviamente condivisa con il Sindaco di Ancona.

 

  1. Il Consorzio Marche Spettacolo è uno spazio d’incontro tra gli enti che si occupano di spettacolo dal vivo nelle Marche, che include anzitutto gli enti finanziati dal FUS e enti tra molte virgolette minori adeguatamente rappresentati. In questo spazio, i soggetti in questione possono condividere conoscenze, strumenti, mezzi, risparmi, risorse e quant’altro, ottimizzando quindi il lavoro e talvolta dando vita a progetti nuovi. In quanto spazio, il Consorzio non è uno strumento. Uno strumento, infatti, è un oggetto o soggetto mosso da mani altrui, mentre uno spazio è un ambiente al cui interno si trovano tutti i soggetti coinvolti. In quanto spazio, non è nemmeno un soggetto rappresentativo, cosa questa confermata all’ultima assemblea dall’attuale presidente, il mio amico Carlo, che ha pronunciato proprio la frase “non è rappresentativo.” Infatti, il Consorzio non può e non deve andare a parlare per conto terzi in sedi altre da sé, perché tradirebbe il senso stesso della propria esistenza e si trasformerebbe in qualcosa d’altro: un sindacato un giorno, un intermediario un altro giorno, un produttore un terzo giorno, un erogatore un quarto giorno e così via. Si trasformerebbe, insomma, in un centro di potere terzo rispetto all’ente regionale e agli enti di spettacolo che lo costituiscono.

 2. Uno spazio di incontro tra gli enti che si occupano di spettacolo dal vivo nelle Marche è sicuramente uno spazio utile e spesso il Consorzio lo ha dimostrato. Le opportunità sono diverse: si possono risparmiare soldi con contratti collettivi, si possono abbassare i costi di certe forniture, si può avere una piattaforma di comunicazione condivisa, si può scambiare materiale, risorse umane, lavori, si possono progettare collaborazioni, si possono anche andare a cercare risorse esterne, coinvolgendo i soci del Consorzio in progetti nazionali ed europei di volta in volta confacenti a questi e a quest’altri.

3. La necessità di uno spazio del genere è valutata in base a diversi fattori: il costo; il beneficio. A parere dell’amministrazione che rappresento, uno spazio del genere è servito, e può ancora servire, anche se i dati su cui baso questa idea non sono molti.

4. La necessità di una cosa diversa da questa, è valutata dagli enti, dalle amministrazioni, dalla Regione, in base, più o meno, agli stessi fattori. Per “cosa diversa” intendo uno spazio che si trasformi in un soggetto vero e proprio, che svolga funzioni d’intermediazione tra l’ente regionale e gli enti di spettacolo, e assuma un ruolo di rappresentatività, più o meno dichiarata, di questi ultimi nelle diverse sedi. Uno spazio, insomma, che si trasformi da tecnico in politico. A parere dell’amministrazione che rappresento, un soggetto del genere non solo non serve, ma sarebbe dannoso allo sviluppo della cultura del territorio regionale, perché sarebbe un soggetto, appunto, e non una strategia e perché avrebbe giocoforza un ruolo ambiguo nei confronti della politica, essendo esso stesso politico.

5. L’epoca in cui viviamo è di ristrettezze, e ci porta a lavorare assieme. Questo è un bene, un’opportunità, e anche un gesto che compiamo con grande naturalezza, senza bisogno di costrizioni o di spinte a farsi avanti. L’epoca in cui viviamo, che è, lo sappiamo bene, l’epoca in cui si prendono soldi dal bilancio 2016 per gli enti FUS del 2015, non ammette dispersione di energie, di risorse, e nemmeno di idee. E’ un’epoca totalmente nuova. I tecnici dello spettacolo, a differenza di me, saprebbero dire meglio queste cose, e suffragarle di dati. Io mi limito a constatare l’ovvio. Un’epoca così richiede strategia, e incontro.

6. Uno spazio come quello creato con il CMS ha quindi senso se rimane uno spazio e come tale si organizza. Un luogo di discussione concreta, di azione, di scambio, di risparmio e di ambizione culturale che svolga compiti eminentemente concreti, e dettati dalle istanze dei suoi membri. Niente di più, niente di meno.

7. Sono convinto che il CMS debba essere ancora più fluido di quanto sia ora. Che debba essere il luogo d’incontro dei suoi membri (tutti tecnici), ognuno dei quali debba tenere la presidenza per un anno, in una rotazione che renda chiaro il senso del Consorzio. Sino ad oggi, questo non è stato possibile ed è normale: come in una startup, era necessario costruire lo spazio in cui muoversi, dare il via a certi processi, e andava fatto in un certo modo. Ora, è possibile, grazie al buon lavoro fatto, l’inizio della fase successiva, che vedo (vediamo) solo in un modo: rafforzare il ruolo di spazio del Consorzio, affidare la Presidenza a rotazione, affidare alla Direzione il ruolo di intercettare le risorse in più, avere uno staff ridotto come già è, e molto reattivo e competente, come già è.

8. Una fase diversa, non ci sembra logica, né economica, né sensata, né tantomeno strategica. In un’epoca come questa, non ha senso moltiplicare gli interlocutori.

 

 Paolo Marasca

Assessore alla Cultura del Comune di Ancona