Obiettivi e strumenti
Ancona è una città di 100.000 abitanti, ma è la città di un territorio vasto. Il suo profilo culturale deve essere quindi di grande città, ambizioso e perseguito con una strategia chiara e coinvolgente.
Il profilo culturale di una grande città si caratterizza per alcuni aspetti dei quali non si può fare a meno: il rispetto e la valorizzazione del proprio patrimonio; istituzioni culturali che funzionano; associazionismo culturale attivo; moto culturale perpetuo. Mancando uno di questi, non si parlerà di città di cultura.
Quando siamo arrivati la situazione non era rosea e abbiamo lavorato con grande convinzione e intensità a ripristinare l’infrastruttura culturale necessaria. Qui è possibile leggere una molto sintetica relazione che rende, spero, la filosofia di fondo degli interventi eseguiti, tutti volti a consolidare le fondamenta culturali della città. Ognuno degli interventi merita una trattazione a sé, di molti ci sarà modo di scrivere negli articoli di questo blog.
Dopo un anno e mezzo di lavoro fitto la situazione è decisamente migliore. Abbiamo una infrastruttura che regge e cresce con coerenza, non obbedendo, come spesso accade in questo Paese, a velleità effimere. C’è molto da fare ma molto è stato fatto bene e questo era il primo passo. Garantire la solidità della struttura, così come si garantisce l’ossatura a un corpo.
Questo significa, è chiaro, una garanzia circa il miglioramento della qualità della vita, della socialità, ma anche dell’economia e delle attività legate all’aumento di appeal di una città che intende diventare in breve tempo meta turistica di livello internazionale.
Patrimonio e istituzioni culturali ravvivate, luoghi di cultura che aprono o riaprono, attività intensificate, riconoscimenti ministeriali ottenuti, progetto di spessore per la Mole e così via costituiscono una parte del lavoro.
L’altra parte riguarda quello che ho definito moto culturale continuo. Infatti, per essere città di cultura la cultura bisogna produrla sì in uno dei 19 teatri riconosciuti di interesse culturale dal Ministero, ma anche in tutta la città, con un occhio particolare ai grandi temi del contemporaneo. E il fermento che pure esiste non può fare tutto da solo: ha bisogno di una strategia istituzionale che lo sostenga.
In questo, Ancona è città strana, e stimolante. La sua cifra è l’inquietudine, come hanno riconosciuto autori dallo sguardo fino come Edward Hutton e Pier Paolo Pasolini, e questa inquietudine, che ritroviamo in fondo in molte città di porto, ha fatto sì che qui la cultura sia sempre iniziata, spesso in maniera geniale, irrequieta, avanguardistica, ma raramente si sia posizionata.
Dal medioevo ad oggi, Ancona ha prodotto e ospitato spiriti in grado di anticipare i tempi, o di muoversi scartandoli, e che hanno prodotto piccoli e grandi terremoti nei propri ambiti culturali, dei quali non abbiamo fatto tesoro, forse per timore di cristallizzarci.
Dal medioevo ad oggi la spinta alla scoperta, all’esplorazione, all’immersione nel contemporaneo ha fatto di Ancona una fucina di talenti, di persone straordinarie, di opere prime, di movimenti in avanti.
Questa caratteristica non è stata però assunta come tale dal punto di vista strategico: il senso del contemporaneo di Ancona non è stato ammesso come elemento fondante della strategia culturale cittadina. Eppure, molte delle più fertili attività culturali di questa città sono proprio tese a indagare, nei rispettivi ambiti espressivi e culturali, il contemporaneo.
Siamo convinti che sia ora di farlo: di sottolineare la contemporaneità di Ancona e così facendo di valorizzarne il ruolo di città, di motore culturale innovativo, di moto perpetuo sul piano creativo. Non si segue con questo un gusto, ma si cerca di favorire un’attitudine che già esiste, della quale questa città non può né deve fare a meno.
Quindi, istituzioni culturali e patrimonio da un lato: l’infrastruttura necessaria; moto perpetuo culturale e contemporaneità dall’altro: il motore che dialoga con l’infrastruttura storica. Una strategia che parte dalle caratteristiche della città e non dai gusti di chi amministra, dalla nostra storia collettiva e dalle ambizioni, del tutto lecite, di una città che può davvero compiere un salto in avanti portentoso sul piano culturale, mettendo a sistema quello che ha.