Il percorso di Ancona in chiave turistica non si inventa, e non è improvviso. Non si risolve con una battuta o con un logo. Non lo dico per far parte, anche io, della schiera di improvvisamente esperti, ma perché, come amministratore, mi affido alle parole, alle considerazioni e alle strategie di persone del settore, di esperti appunto. Ad Ancona ne abbiamo diversi, peraltro. Professionisti del traveling, dell’ospitalità, del marketing, riconosciuti in tutta Italia. Credo sia utile sintetizzare il cammino fatto sino ad ora, in poche righe.
Tutti sappiamo che Ancona ha le carte in regola per essere meta turistica. Parto dal presupposto che, su questo, siamo d’accordo e vado avanti. Negli ultimi anni, si è creato proprio per questo un gruppo di lavoro. Il gruppo è composto da personale comunale ed esperti esterni via via coinvolti, e si allarga ai rappresentanti del settore turistico indicati dalle associazioni di categoria. Il gruppo, parte da un lavoro di ricerca e di interviste con stakeholders condotto assieme all’Università e dalla collaborazione con il social media team delle Marche. Perché questa impostazione? Perché, appunto, non è vero che siamo tutti allenatori e perché una meta turistica che duri e cresca nel tempo si costruisce collettivamente: professionisti, associazioni, comunicatori, territorio.
Cosa ha fatto il gruppo e dove ci troviamo ora? Gli incontri con gli stakeholders, l’analisi del territorio, i numeri della crescita d’interesse turistico ma, anche, i numeri impietosi del grado di visibilità di Ancona nel mercato turistico globale, sono stati i punti di partenza che abbiamo incrociato con i bisogni degli operatori e con le loro proposte, oltre che con i consueti punti di forza e punti di debolezza. A questo lavoro strategico, il gruppo ha affiancato alcuni interventi immediati: l’aumento delle operazioni di accoglienza; la nuova segnaletica storico-culturale; una campagna specifica di marketing on line a cura del social media team; l’introduzione di un nuovo soggetto, Ancona Tourism, con sito, social e strategie dedicate; l’aumento di occasioni di visibilità attraverso produzioni video e servizi dedicati. La somma di: ricerca strategica + operazioni immediate ha permesso uno stato di avanzamento essenziale. A questo si aggiunge quello che potremmo definire lavoro sul prodotto: la crescita delle istituzioni culturali, i festival di portata nazionale che piazzano Ancona con continuità sulla stampa, così come gli eventi sportivi internazionali, e così via. E una strategia precisa su Portonovo, la la vittoria di un bando Cariverona (400.000 euro a cui se ne aggiungono altrettanti propri) dedicato alla sostenibilità dell’area della Baia e del Monte Conero. Il progetto con cui abbiamo vinto il bando si chiama Sistema ed è interamente dedicato alla sostenibilità ecologica di produzione, commercio e turismo nell’area della Baia. Le informazioni sono qui.
I risultati ci sono, ma sapevamo e sappiamo che sono risultati di una prima, lunga fase in cui Ancona, per secoli dedita esclusivamente a cantieri e commercio, costruisce una vocazione turistica totalmente nuova (fatta eccezione, ovviamente, per la perla della Baia di Portonovo). Perché le cose non si improvvisano, e certo saremmo potuti uscire con un logo (magari la Madonna del Crivelli o la Stamura del Podesti per sfidare la più nota Venere del Botticelli) ma non si fa così. Non lo dico io, ma gli esperti che ci accompagnano, gli allenatori veri. Quelli con il patentino di Coverciano e qualche campionato vinto alle spalle.
Dunque, qual è lo stato dell’arte e cosa si sta facendo per andare avanti? Con una delibera di Giunta, abbiamo indicato alcune direzioni che comportano altrettante azioni:
a) sostenibilità: PUMS, tutela e cura ambientale, infrastrutture di mobilità dolce, e l’intera filiera di azioni previste dal progetto Sistema (centri di educazione ambientale, percorsi delle api, percorsi pedonali, guide nonturismo, sperimentazioni di colture in terra e mare ecologiche etc.). Questi interventi determinano l’etica del turismo nell’area che va maggiormente protetta.
b) accoglienza: accessibilità del sito, introduzione di un nuovo punto iat, consolidamento di Welcome to Ancona, accordi sempre più intensi con operatori della ricettività per garantire un lavoro di squadra, introduzione di nuovi itinerari cittadini; interventi sul decoro coordinati in un masterplan turistico coerente.
c) visibilità: relazioni con produzioni televisive e cinematografiche, aumento dell’appeal di Ancona come location per queste produzioni e per trasmissioni nazionali; investimenti nel social media marketing mirato e negli uffici stampa nazionali per i prodotti maggiori della città.
d) affiancamento: formazione per l’utilizzo degli strumenti digitali agli operatori del settore, a cura di esperti; messa a disposizione dell’osservatorio digitale con Univpm; creazione nel sito di un portale di prenotazione a disposizione delle strutture ricettive e degli operatori del territorio cittadino; messa a disposizione degli operatori di materiale video, di immagini e testuale aggiornato e certificato per la promozione del territorio.
e) mood: percorsi di diffusione, divulgazione e formazione a tutte le cittadine e i cittadini per aumentare la consapevolezza a proposito dell’attrattività di Ancona; lavoro nelle scuole con progetti creati appositamente dagli studenti come questo.
Queste cose si fanno già e sono state fatte, diciamo che sono state sperimentate. In questa fase, però, sono inalveate in una strategia precisa, frutto dell’incontro tra ente pubblico, esperti di marketing turistico e associazioni e operatori del territorio che, come ho detto, sono spesso di altissimo livello, senza piaggeria, lo dice il settore nazionale, non lo dico io.
Tutto questo porta al famoso City Brand? E’ possibile. E’, cioè, possibile che questa strategia si sintetizzi in un’immagine e un claim che restituiscano all’esterno il carattere con cui Ancona si presenta al mercato turistico nazionale e internazionale. Che, poi, è il carattere stesso della città, perché, così ci insegnano gli esperti, il mercato turistico non si fa prendere in giro, dunque meglio puntare su ciò che si è, che su come si vorrebbe apparire. E’ auspicabile, sì, che ad un certo punto del percorso vi sia un City Brand. Che però è come un fiore che sboccia a un certo punto della giornata, quando l’acqua ricevuta è sufficiente e il sole ha l’angolo giusto.
Mi pare che la strategia nazionale di open to meraviglia possa darci ragione, e indurre Ancona ad andare avanti su questa strada.