Ci sono tante cose brutte attorno alla faccenda che vede CasaPound parlare nella stanza qui accanto oggi, quindi iniziamo da quella che fa ridere.
Quella che fa ridere è la versione italiana dell’estrema destra che da una parte sfodera saluti romani, revisionismi e dichiarazioni pubbliche sulla propria ispirazione fascista, e dall’altra, per farsi accettare in una sala pubblica firma (carta canta) la propria adesione ai principi dell’antifascismo. Una cosa che manco Alberto Sordi. Una cosa come i minorenni con i documenti falsi per acquistare da bere in Inghilterra. Una cosa come tutte quelle cose che queste persone dicono di voler ostacolare: la clandestinità. Ora, scusate se insisto, se io fossi uno di quelli che fa il saluto romano e magari in cameretta ha il manifesto o uno di quei pittoreschi bustini in alabastro del duce, mi arrabbierei davvero tanto con chi, dicendosi dei miei, chiedendo il mio sostegno e persino il mio voto, poi va a firmare un foglio in cui (pur di parlare in una sala pubblica) firma l’esatto contrario delle ragioni per cui lo voterei.
Ma andiamo con ordine, che s’è fatta confusione, e passiamo alle cose serie.
Quello che è accaduto è abbastanza semplice. Casapound si è presentato come partito ed è stato ammesso nel novero dei partiti votabili; i Comuni devono concedere una serie di sale indicate negli appositi atti agli incontri pre-elettorali ai partiti politici; Casapound prova a prenotare una sala; il Sindaco di Ancona, una delle persone più antifasciste che io abbia mai conosciuto nella vita, si oppone per quanto le spetta (le sale vengono concesse dagli uffici, secondo la legge) e questo permette al Consiglio Comunale di Ancona di avere il tempo di decidere all’unanimità di vincolare la disponibilità delle sale alla firma di un documento in cui si attesta di aderire al principio costituzionale dell’antifascismo; all’indomani di tale decisione, Casapound arriva e firma (e torniamo così al primo punto, quello che fa ridere).
Oltre a una cosa che fa ridere, ce n’è una che è bella: il consiglio comunale della città in cui vivo, all’unanimità, ha fatto tutto quello che è nelle sue possibilità per mettere in pratica l’antifascismo che è dettato costituzionale (di quella parte di Costituzione che non si deve cambiare, come dicono anche i comunisti veri, quelli di una volta, che ci ricordano che una parte non si cambia, l’altra va con le epoche), e questa è diventata una regola. Cioè non è solo per oggi e per questi leggerini qui, ma è per sempre, che uno per utilizzare la sala deve dire che non è fascista.
La politica (il Sindaco, la Giunta, il Consiglio Comunale) poteva fare di più? Francamente no, perché le sale vengono concesse secondo regolamento dai funzionari degli uffici e se un funzionario non concede una sala anche se tutto è in regola (atti, documenti, pagamento dell’affitto, antifascismo), commette abuso d’ufficio, e per abuso d’ufficio si va in galera, e se un politico qualunque fosse così fieramente antifascista da imporre a un funzionario di andare in galera, beh, questa sarebbe dittatura, cioè diciamo che solo un sindaco fascista potrebbe compiere un atto così ingiusto, praticamente un cane che si mangia la coda.
Però, non dimentichiamoci la cosa bella: quello che ha fatto il consiglio comunale di Ancona. Quello che ha fatto il Sindaco di Ancona, opponendosi senza mezzi termini (prima dei tremendi fatti di Macerata); quello che hanno fatto i consiglieri, votando la mozione. Oggi, in Italia, non tutti i Comuni farebbero la stessa cosa.
Poi, ci sono le cose brutte.
Ve ne dico quattro.
La prima è la faccenda che sta a monte, cioè l’impunità che regna sovrana in questo paese e che permette a chi dichiara apertamente fede fascista di candidarsi alle politiche come un qualsiasi altro partito, alla faccia di costituzione, leggi e altre leggi che vengono via via scritte e riscritte.
La seconda è la faccenda che sta ancora più a monte, e sulla quale invito tutti a riflettere: stiamo pagando adesso Berlusconi. I quasi venti anni di governi Berlusconi, che hanno annientato la produzione culturale, hanno gettato il paese in un baratro di ignoranza, approssimazione, presunzione, idiozia. Sono stati tanti anni, e sono stati bui, ci hanno lasciato indietro sotto ogni aspetto e hanno permesso ai vari cancri della democrazia di crescere indisturbati. Questo stiamo pagando, con questo dobbiamo fare i conti. Ma su questo tornerò un’altra volta più dettagliatamente.
La terza. Dunque. La terza cosa brutta ve la dico così: se avete lo stomaco per farlo, andate a vedere sulla pagina facebook di Casapound – partito politico (non intendo mettere nemmeno il link) gli insulti indecenti che toccano al Sindaco di Ancona, una delle donne, lasciatemelo dire, più profondamente, seriamente, saggiamente antifasciste che io abbia mai conosciuto.
La quarta, va detta anche questa, è la speculazione politica che si fa su questa faccenda a livello locale, dove, siccome siamo in aria di elezioni, chi si dichiara di sinistra finge di non sapere tutto quello che ho detto sopra e se la prende con il Sindaco, come se il Sindaco fosse l’imperatore Federico II di Svevia o Carlo Magno, o appunto un Duce, dicendo che s’è tirata indietro. Ora, questa cosa della propaganda è abbastanza insopportabile per uno come me che a momenti manco si ricordava delle elezioni, con tutte le cose che abbiamo da fare, e quindi va detto chiaramente: chi dice una cosa del genere specula sulla pelle di funzionari comunali che, se non procedessero con determinati atti, potrebbero finire in galera, e lo fa consapevolmente. Una cosa brutta come le altre.
Ora, l’ultima cosa è la più personale. Oggi, in un palazzo dove ogni giorno si parla di cultura, si riunisce Casapound, che pur di farlo ha dichiarato contro ogni logica (tranne quella della viltà) il proprio antifascismo. Domani si torna a parlare di cultura, con la presentazione di un libro. Provvederò a dare aria alla sala, a pulire. E a parlare sempre più di cultura, perché è la cultura l’argine più utile per la democrazia.