Quando si hanno le cose, si tende a dimenticare il periodo in cui queste non c’erano. Ce lo dicono spesso i nonni, a tavola: “quando pranzavo io, avevo solo un pezzo di polenta e la insaporivamo con un’acciuga che doveva bastare per tutti.” Ma a noi, che ascoltiamo mangiando dolci tutti i santi giorni della settimana, non riesce bene d’immaginare quella scena, vissuta da milioni di persone solo qualche decina d’anni fa.
Fino a pochi anni fa, la Pinacoteca di Ancona era chiusa. C’erano dei lavori, rallentati per problemi tecnici e di risorse, e non si sapeva quando avrebbe aperto. Tiziano, Lotto, Crivelli, Lilli, Sebastiano del Piombo e tanti altri stavano lì al buio, nelle stanze sorde, ad aspettare. Si è deciso, appena insediati, di accelerare e di aprire il bellissimo ampliamento a lavori ancora in corso. Si è deciso di investire risorse economiche e umane nella riapertura del Museo e, quindi, nella Grande (e misconosciuta, e gelosamente conservata) Bellezza di Ancona. Una diversa amministrazione, avrebbe forse scelto diversamente, avrebbe pensato bene di lasciare le cose come stavano (museo chiuso, lavori a rilento) e avrebbe investito, lecitamente, in altre cose. Non sarebbe successo granché, diciamolo: le cose succedono quanto altre cose si fanno, non quando si rimane fermi.
Alla prima fase, quella della riapertura e dell’allestimento, ne è seguita una seconda: quella del ri-posizionamento della nostra collezione nel panorama nazionale. Lo si è fatto con un intreccio di relazioni e di collaborazioni, e con l’operazione del Caravaggio, che ha amplificato rapidamente la notizia della riapertura di uno dei principali Musei della Regione. Una scelta precisa: Ancona investe nella Bellezza e nella Cultura. Una scelta politica.
Ora, la terza fase di questo cammino è il prestito della Pala Gozzi al Comune di Milano per il periodo natalizio. Una fase di grande importanza e prestigio, della quale la città va fiera, e che chiude il primo capitolo di questa storia, aprendone di nuovi e inaspettati.
Cos’è la mostra di Milano? È l’esposizione, a Palazzo Marino, la sede municipale che guarda negli occhi il Teatro della Scala, di un solo, grande capolavoro che la città meneghina “regala” ai suoi abitanti e ai molti turisti che si accalcano nel suo centro nel periodo natalizio. Leonardo, Rubens, Raffaello, Piero della Francesca sono stati qui, al centro di un allestimento sontuoso, e di una mostra tra le più prestigiose d’Italia, che vede mettersi in fila 100.000 persone in attesa di lasciarsi incantare dal miracolo, sempre un po’ misterioso, dell’opera d’arte.
Ora, tocca al Tiziano di Ancona. E non per caso, bensì all’interno di una strategia di crescita culturale cittadina. Andiamo a Milano come città della Bellezza. Una grande (e bella) novità, sul piano nazionale e internazionale. Sì perché è inutile nasconderlo, la Pala Gozzi, pur essendo una delle opere più belle del Maestro che ha attraversato il secolo del Rinascimento, è meno conosciuta di altre sue opere perché si trova ad Ancona, e questo discorso, oggi, va esattamente rovesciato: Ancona va portata al centro del mondo culturale nazionale anche perché ospita la Pala Gozzi.
A Milano, con Tiziano, ci sarà tutta Ancona. Si parlerà del nostro territorio, della nostra cultura, della nostra bellezza, che amiamo decantare, ma che alla fine, troppo spesso, ci piace tenere solo per noi stessi, come accade a quei genitori che rinchiudono le figlie e i figli nelle loro stanze per paura che vadano troppo per la propria strada. A Milano, con Tiziano, portiamo il sogno di una città accogliente, aperta, pronta ad essere un capoluogo anche per il suo profilo culturale.
A Milano accompagniamo uno dei più bei dipinti della storia dell’umanità, che si trova nel cuore della nostra città, vive lì, accanto a noi, tutti i giorni dell’anno, e gli vogliamo bene.