Donatella Zari era una grande restauratrice e una donna di forza ed eleganza rare. Lei e suo marito, l’anconetano Carlo Giantomassi, sono i grandi protagonisti del restauro italiano e hanno lavorato in coppia dalla fine degli Settanta. Hanno restaurato in tutto il mondo: Tibet, Birmania, Sudan Afghanistan, e in Europa Lotto, Giotto, Pinturicchio, Caravaggio, Tiziano… Li ho conosciuti da ragazzino, perché legati da una profonda amicizia con la mia famiglia, in particolare con mio zio. Li ho sempre ammirati, e ricordo ancora una visita ai Musei Vaticani da ospite privilegiato, con Giantomassi che mostrò i lavori in corso sul Beato Angelico a un ragazzino ancora incerto sugli studi futuri. Per molto tempo non ci siamo più incrociati, ma ho continuato a seguirne le gesta: alla fine mi ero deciso per storia dell’arte, così incontravo spesso opere delle quali la coppia s’era presa cura. Proprio come medici fedeli al giuramento, hanno curato da ferite gravi e meno gravi pazienti più e meno nobili, con dedizione e con lo spirito avventuroso che quei tempi, ancora lontani dallo scientismo parossistico di oggi, richiedevano. Due professionisti dalla vita piena, e di grande eleganza e riservatezza, anche nel tacere delle proprie, numerose decorazioni sul campo e delle proprie gesta di cui altri, al posto loro, avrebbero gridato ai quattro venti. In effetti, in questo mondo di urlatori, Donatella e Carlo sono alieni.

Quando sono diventato Assessore, una delle situazioni più critiche è stata quella della collezione comunale di pittura, ricchissima di capolavori ma chiusa al pubblico da anni. Così, ho deciso subito di giocarmi il mio personale bonus affettivo: Carlo e Donatella sono state tra le prime persone che ho chiamato, chiedendo loro, senza mezzi termini, un aiuto per capire i problemi e gli eventuali rischi, e per pensare alle soluzioni. Carlo ama (e conosce) come nessun altro la sua città di origine e Donatella era vittima divertita e appassionata dell’amore del marito per Ancona: sono venuti da Roma periodicamente, a loro spese, partecipando a riunioni con gli architetti, gli allestitori, gli uffici comunali e me, sostenendo le ragioni delle opere e, infine, adoperandosi a titolo volontario nel trasporto e nella messa in opera del Giuramento degli Anconetani in Pinacoteca. Con modestia, in silenzio, senza chiedere attenzioni. Solo facendo il loro lavoro, splendidamente.

In un mondo che gioca “al massimo ribasso”, ci siamo detti una sera, sarà sempre più difficile lavorare come si deve.  E sarà, aggiungo io ora, impossibile trovare professionisti come Donatella Zari, la cui immagine mi porterò dietro per sempre, ammirandola alla stessa, identica maniera in cui la ammiravo da bambino, e portandola ad esempio sempre. Donatella Zari è scomparsa improvvisamente, due giorni fa. La ringrazio qui, di tutto.